Roma. Hanno posto una serie di temi sugli effetti “collaterali” dei programmi di Eni nei territori e l’hanno fatto proprio davanti ai massimi manager della multinazionale, nel corso dell’assemblea annuale degli azionisti, tenutasi a Roma. C’era anche il giornalista gelese Andrea Turco tra gli azionisti critici che hanno preso la parola, proprio per proporre un punto di vista decisamente non in linea con le ordinarie note finanziarie di bilancio proposte normalmente nel confronto tra board del cane a sei zampe e azionariato. Turco ha partecipato all’assemblea romana insieme ad altri attivisti, giunti da diverse zone della penisola dove l’azienda gestisce siti industriali. Dalla Val D’Agri a Taranto, passando per Gela e Licata. “Altro che riconversione – ha detto nel corso del suo intervento Turco – a Gela siamo di fronte a un ridimensionamento industriale. Il vostro è un esempio di narrazione. Almeno diamo le giuste parole alle cose”. Gli azionisti critici hanno scelto di essere presenti con l’associazione “A Sud” (della quale il giornalista fa parte) e con il Centro documentazione conflitti ambientali.
“Con A Sud abbiamo effettuato l’azionariato critico – continua – siamo andati all’assemblea degli azionisti e abbiamo raccontato i veri impatti del cane a sei zampe ai vertici, Descalzi e Marcegaglia in testa, che i territori manco li conoscono pur decidendone i destini. Le risposte su Gela sono state vaghe e assolutamente insufficienti. Quel che è certo è che l’inganno è stato svelato”. Di recente, Turco ha pubblicato il saggio “La città a sei zampe”, che fa il punto sul rapporto tra Eni e Gela, al culmine della fase di riconversione a green della fabbrica di contrada Piana del Signore.
Ahahahahahahaha, forse non avete capito niente l’Eni se andata da Gela, tra qualche anno smantelleranno tutto li dentro, tutto il resto è storia, gli impianti nuovi non servono a niente, ma poi se nel 2020 devono interrompere la produzione di auto a diesel mi dite che servono questi impianti green che verranno anche dismessi penso.