Gela. Sostengono pienamente le richieste che giungono dal Consiglio dell’ordine degli avvocati e dagli altri ordini professionali della città. Anche gli avvocati dell’Aiga si schierano per un rafforzamento del personale destinato al tribunale, che ormai da tempo è sotto costante sforzo, perché mancano amministrativi e operatori giudiziari. Il Consiglio dell’ordine, questa mattina, non ha escluso azioni eclatanti, come la protesta al Ministero della giustizia. Gli avvocati dell’Aiga avevano già manifestato tutta la loro preoccupazione, con note inviate al Consiglio. “Il nostro presidio giudiziario, ormai da anni, soffre di gravi criticità che ne ostacolano il corretto funzionamento. Una delle più avverse riguarda certamente I’inadeguatezza numerica della pianta organica operante presso gli uffici giudiziari locali, nonostante il contenzioso, sia in ambito civile che penale, risulti essere, anche per la qualità dei procedimenti trattati, superiore rispetto ad altri palazzi di giustizia che godono di un ben più nutrito numero di operatori. Queste problematiche, ovviamente, riguardano anche gli uffici del Giudice di pace, da sempre caratterizzati da atavici disservizi causati soprattutto da un ridotto numero di personale di cancelleria, assolutamente inadeguato rispetto al carico di ruolo”, spiegano gli avvocati dell’Aiga. Tra gli altri aspetti, richiamano la mancata nomina di un presidente, che manca da due anni. L’attuale facente funzioni, il giudice Miriam D’Amore, lavora “egregiamente e con grande spirito di collaborazione”, aggiungono i legali.
“Anche la giovane avvocatura locale, che crede fortemente nel senso di giustizia e nel valore che il nostro tribunale riveste per il territorio e per tutto il circondario, insiste fortemente affinché le autorità preposte pongano concretamente l’attenzione su questa situazione, adottando, con estrema urgenza, tutti i provvedimenti necessari – dice il presidente Aiga Vincenzo Vasta – volti a garantire il corretto svolgimento della giustizia nella nostra terra. E’ del tutto evidente che il protrarsi di questa annosa questione e soprattutto l’assenza di risposte da parte della politica e degli altri organi di competenza, potrebbe portare tutta la classe forense verso più forti ed adeguate forme di protesta”.