Gela. “Notammo che una Fiat Grande Punto
si stava per immettere su via Dell’Acropoli, dopo aver lasciato una strada sterrata adiacente. Ci sembrò molto strano, così decidemmo di effettuare un controllo sull’auto”.
“Aveva gli occhi lucidi e la faccia spaventata”. A deporre davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Tiziana Landoni e Antonio Fiorenza, è stato uno dei carabinieri intervenuti nel novembre di tre anni fa. “Dentro l’auto – ha proseguito – c’erano tre giovani e una ragazza. La ragazza aveva gli occhi lucidi e chiedeva, con insistenza, che le venisse restituito il telefono cellulare. Ricordo che contattò la sorella. Proprio la sorella ci riferì che la ragazza si era assentata per diverse ore. Venne subito portata in ospedale, mentre i ragazzi furono accompagnati in caserma”. A processo, ci sono proprio i tre giovani, accusati di aver abusato sessualmente della ragazza. Il militare ha risposto alle domande del pm Andrea Sodani e a quelle dei legali di difesa, gli avvocati Mariella Giordano, Calogero Giardina e Arturo Carrabino. “Al pronto soccorso – ha aggiunto il carabiniere – i medici accertarono la presenza di ecchimosi sulle gambe della ragazza. Diceva di essere stata abusata”. I tre imputati, lo scorso anno, sono stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale. Hanno sempre escluso di aver violentato la ragazza che era insieme a loro sull’auto. In aula, si tornerà a gennaio.