Gela. Venne travolto da un pesante tubo che lo schiacciò senza lasciargli scampo. Chiuse le indagini. Adesso, i magistrati della procura hanno chiuso le indagini avviate dopo la morte del’operaio trentenne Francesco Romano. Morì nel novembre di tre anni fa mentre era in servizio nei pressi della radice pontile dello stabilimento Eni di contrada Piana del Signore. L’avviso di chiusura delle indagini è stato notificato ai legali che assistono gli indagati. Si tratta non solo di dirigenti di raffineria Eni ma anche dei rappresentanti della Cosmi Sud, azienda per la quale prestava attività lo stesso Romano. Tra gli indagati, ci sono, inoltre, operatori della società che si occupava dei servizi di sicurezza in fabbrica. La famiglia Romano e la moglie del lavoratore si sono costituiti parte civile, rappresentate dagli avvocati Emanuele Maganuco e Salvo Macrì.
Verifiche sul fascio di tubi. La chiusura delle indagini arriva a conclusione di un lungo incidente probatorio servito ad acquisire dati tecnici che verranno utilizzati nel proseguo del procedimento penale. Accertamenti vennero svolti proprio alla radice pontile dove perse la vita Romano. Il dottor Andrea Rotella, perito nominato dal giudice delle indagini preliminari per acquisire e analizzare i dati tecnici legati all’intera vicenda, confermò che il fascio di tubi dal quale si sganciò quello che travolse il trentenne sarebbe stato collocato in maniera precaria. Stando alle sue conclusioni, la zona sarebbe stata utilizzata alla stregua di un vero e proprio cantiere, tanto da consentire operazioni di saldatura di diversi componenti.
Alcuni indagati chiedono di essere sentiti dai magistrati. Intanto, alcuni degli indagati hanno chiesto di essere sentiti dai magistrati della procura.