“Traffico internazionale di droga organizzato da Rinzivillo”, pm: “Anche fornitori turchi”

 
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Gela. Proseguirà anche la prossima settimana, la requisitoria del pm della Dda di Caltanissetta Nadia Caruso, che questa mattina, in aula davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Roberto Riggio, ha parlato per diverse ore. Il magistrato ha ricostruito quello che ritiene un vasto traffico internazionale di droga, imbastito dal sessantenne Salvatore Rinzivillo e dai suoi referenti in Germania, Paolo Rosa e Ivano Martorana. I tre, coinvolti nell’inchiesta “Cleandro”, sono stati condannati anche in appello, ad inizio settimana, in un altro filone processuale. Davanti al collegio gelese (a latere i giudici Marica Marino ed Eva Nicastro), sono imputati, invece, Riccardo Ferracane, Francesco Doddo, Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri e Gabriele Spiteri. Per il magistrato dell’antimafia di Caltanissetta, Rinzivillo e i suoi supporti strategici, sul territorio italiano e in Germania, riuscivano a movimentare notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, anche con fornitori turchi. Il pm ha richiamato diverse operazioni, che prima del maxi blitz “Extra fines” fecero emergere l’interesse di Rinzivillo per l’affare della droga, che pare poi arrivasse in territorio italiano. Tra gli altri episodi, il pm ha citato l’arresto di un cittadino marocchino e di due ragusani, che furono fermati con dodici chili di hashish e un panetto di cocaina. Sarebbero stati corrieri, su commissione di Rinzivillo e del gruppo che avrebbe gestito il traffico, composto anzitutto dagli agrigentini che vivevano da tempo in Germania, a Colonia. Per l’accusa, sarebbe stato proprio Salvatore Rinzivillo a riavviare gli affari del gruppo di mafia, con il benestare dei fratelli ergastolani, Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. Avrebbe avuto contatti diretti e supporto da una certa “borghesia mafiosa”, così l’ha definita il magistrato. Sono emersi i collegamenti del sessantenne con due carabinieri, a loro volta convolti nell’inchiesta “Extra fines”, ma anche con professionisti, pronti a mettersi a disposizione. Gli imputati, attraverso i loro legali, nel corso dell’istruttoria dibattimentale hanno negato di aver fatto parte di un gruppo criminale, attivo nel traffico di droga.

Il pm, invece, ritiene che l’organizzazione fosse ben strutturata e che i contatti avvenissero, anche utilizzando un linguaggio volutamente criptico. Le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su Rinzivillo, dopo il suo rientro in città. La presenza del sessantenne non passò inosservata, per i precedenti penali che aveva già accumulato nel tempo. Per gli investigatori, era lui il nuovo capo della famiglia e sulla droga avrebbe contato parecchio, per avere introiti da utilizzare in altri settori. Come ha confermato il pubblico ministero, era già monitorato dal Gico di Roma, che aveva avviato indagini. In aula, si tornerà la prossima settimana, quando il collegio si pronuncerà su tutti gli imputati, che sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Angelo Cafà, Giovanni Lomonaco, Walter Tesauro e Fabrizio Formica.

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