Gela. “Fimmina Nura: storie e segreti di una grande opera di Silvestre Cuffaro”, è il tema dell’ultimo appuntamento della quinta edizione della Primavera dell’Arte, che si è chiusa ieri presso il Museo Archeologico Regionale con una mostra avente come soggetto principale il calco in gesso originale della statua di Cerere posta in Piazza Umberto I.
A presentare la ricerca storica Giuseppe La Spina del Gruppo Archeologico Geloi, che ha fatto uno studio da quando si è sparsa la voce di una proposta di rimozione della statua da Piazza Umberto I.
Su questa opera di Silvestre Cuffaro nacquero storie di ogni tipo che tendevano a giustificare questa idea di rimozione: “raffigurava la prostituta detta zia Carmelina” ed ancora “è un vergognoso falso” oppure “fu realizzata da un artista di Catania a cui non fu nemmeno pagata la committenza” ed infine “non rappresenta Cerere in quanto questa dea viene sempre rappresentata vestita e dunque non richiama il territorio e la sua storia”.
“Abbiamo dunque voluto far luce su un pezzo della nostra storia – dice La Spina – su un’opera divenuta uno dei simboli della Città di Gela.
Vogliamo ringraziare per questo Paolo Ferruzzi, professore ordinario delle belle Arti di Roma e delle Belle Arti di Torino, Vittorio Sgarbi, esperto e grande conoscitore d’arte contemporanea (e non solo), Antonello Gargano dell’associazione Prospettiva Futura di Bagheria e Pasquale Cuffaro figlio del maestro Silvestre Cuffaro e “curatore” della “Casa Museo Silvestre Cuffaro”.
Tutti loro hanno dato un contributo essenziale nel ricostruire le vicende storiche di quella che noi gelesi amiamo chiamare “Fimmina Nura” e che in verità rappresenta la dea Cerere, opera di Silvestre Cuffaro.
Compreso ciò adesso sta a noi gelesi salvaguardarla e custodirla, nell’idea che le nuove generazioni possano un giorno godere della bellezza di questa meravigliosa opera d’arte, l’unica presente in una piazza gelese”.