Gela. La Confartigianato nissena si spacca e crea un divario tra gli artigiani del capoluogo di provincia e quelli di Gela. Un terremoto che rischia di coinvolgere sia il presidente provinciale Beniamino Tarcisio Sberna, che Salvatore Terlati e altri nove artigiani gelesi.
Questi ultimi sono colpevoli di avere chiesto una mozione di sfiducia di Sberna. La risposta non si è fatta attendere, cosi il presidente provinciale della Confartigianato e il segretario Andrea Di Vincenzo senza nessuna motivazione hanno preso le distanze non solo da Salvatore Terlati, ma anche da Giuseppe Scaduto, Paolo Cafà, Roberto Castania, Luigi Fraglica, Gaetano Marinetti, Rosario Calabrese, Filippo Franzone, Carmelo Melilli, Daniele Motuzzi e Gaetano Ventura, spiegando che “non sono soci della Confartigianato”.
“Siamo pronti al confronto chimando gli iscritti alle urne con elezioni democratiche. Perché non lasciamo decidere gli associati? A sud i tesserati della Confartigianato rischiano di non essere rappresentati. Questo loro atteggiamento è la prova tangibile che vogliono adottare un sistema personalistico e dittatoriale. Siamo componenti facenti parte alla segreteria provinciale, delegati, e non possiamo essere buttati fuori da un semplice funzionario.
Nessuno ha decretato nel fine settimana l’espulsione di componenti. Spediremo tutte le tessere a Roma, ne abbiamo circa 270, se vogliono la guerra hanno trovato pane per i loro denti. Se non ci vogliono andremo in un altro sindacato, ne Sberna o Di Vincenzo possono decidere.
L’ultima parola spetta comunque alla segreteria di Roma, presieduta da Giorgio Guerrini. Contestiamo la mancanza di democrazia, anche per le nomine effettuate molte delle quali non sono state deliberate da un direttivo”.
Il presidente Sberna e il segretario Di Vincenzo, raggiunti telefonicamente hanno preferito non rilasciare nessuna dichiarazione, ribadendo la volontà di dissociare i componenti gelesi dal brand della Confartigianato.