Tentato omicidio rivale in Salento, condanne definitive anche per Caci e Falsaperla

 
0
La scena dell'agguato ripresa dai sistemi di videosorveglianza

Gela. A quattro anni di distanza dal tentato omicidio che si verificò, in pieno centro, a Nardò, la Corte di Cassazione ha chiuso la vicenda processuale, che ha coinvolto anche i due gelesi Angelo Caci (50 anni) e Rocco Falsaperla (48 anni). Quattro anni e sei mesi di reclusione sono stati imposti a Caci e tre anni a Falsaperla. Così come indicato dai giudici leccesi di primo e secondo grado, i gelesi diedero manforte al sessantottenne Francesco Russo e al figlio trentunenne Giampiero Russo. Anzi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti salentini, le richieste estorsive che erano state imposte ad un esercente del posto le avrebbe commissionate Caci. Il titolare dell’esercizio commerciale avrebbe dovuto pagare circa 500 euro al mese. Dopo aver ricevuto la chiara pretesa di denaro, si sarebbe però rivolto ad un conoscente, Giovanni Calignano, nel tentativo di far desistere il gruppo dei gelesi. L’intromissione di Calignano, secondo gli investigatori vicino ad ambienti criminali, avrebbe fatto scattare la vendetta. Venne raggiunto almeno da un colpo di pistola, rimanendo ferito. I magistrati di Cassazione, nonostante i ricorsi avanzati dai difensori dei quattro imputati (gli avvocati Luigi Corvaglia e Ivana Maria Quarta), hanno dato seguito a quanto disposto nei giudizi di merito, con la condanna a quindici anni e tre mesi di detenzione imposta a Francesco Russo e a tre anni per Giampiero Russo. Sarebbe stato il sessantottenne a fare fuoco contro Calignano (nonostante il procuratore generale abbia chiesto l’annullamento con rinvio per il reato di tentato omicidio), sparando dall’abitacolo di una Volkswagen Passat, mentre il figlio trentunenne, insieme a Falsaperla e ad un terzo complice (non identificato) avrebbero formalizzato la richiesta estorsiva all’esercente, che ha ammesso i fatti.

Caci, tra le altre cose, davanti all’iniziale titubanza del commerciante, l’avrebbe picchiato, colpendolo al volto. Un’intimidazione finalizzata ad ottenere almeno cinquecento euro al mese. Il tentato omicidio, con gli spari in centro storico, venne ricostruito usando le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Secondo gli investigatori salentini, ci sarebbe stato uno stretto rapporto tra i Russo e Caci. Le condanne sono diventate definitive.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here