Tentato omicidio Riesi, la contesa e gli spari: riesame non accoglie i ricorsi degli indagati
Per i carabinieri e per i pm nisseni, l'azione di fuoco nell'abitazione del riesino Prestifilippo sarebbe stata il culmine di presunti dissidi rispetto a una partita di droga
Gela. Sono state confermate le ragioni alla base delle misure di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti degli indagati, accusati del tentato omicidio di Riesi, con il ferimento del ventunenne Roberto Prestifilippo, raggiunto da colpi di pistola. I giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta non hanno accolto i ricorsi proposti dai difensori. Per i carabinieri e per i pm nisseni, l'azione di fuoco nell'abitazione del riesino Prestifilippo sarebbe stata il culmine di presunti dissidi rispetto a una partita di droga. Nell'abitazione, si sono presentati la gelese Simona Maganuco, conosciuta come “Ciro”, Carmelo Manuel Giorlando e Michael Giorlando. Sarebbero stati loro a reclamare sulla droga. Erano armati, avendo avuto la disponibilità di almeno due pistole. Prestifilippo, invece, aveva con sé un fucile artigianale. Dalle parole si sarebbe passati ai fatti, attraverso le armi. Oltre a Prestifilippo, anche Maganuco è rimasta ferita a una spalla, probabilmente, secondo gli inquirenti, per un colpo accidentalmente esploso da chi era insieme a lei. In fase di interrogatorio, gli indagati hanno fornito versioni discordanti. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona hanno permesso di tracciare la dinamica dell'accaduto. I domiciliari sono stati disposti infine per Samuele Giorlando, che avrebbe fatto da contatto per favorire l'arrivo del gruppo rivale nell'abitazione, al cui interno c'erano Roberto Prestifilippo e il fratello Oscar Prestifilippo (che non è stato interessato da alcuna misura). Gli indagati sono difesi dagli avvocati Filippo Spina, Carmelo Tuccio, Giovanni Sanfilippo, Sergio Anzaldi e Gaetano Giunta.
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