Gela. Le testimonianze rese oggi in aula hanno confermato che i rapporti con il fratello erano sostanzialmente nulli. Lo scorso anno, la tensione però sfociò in lite e poi nel tentato omicidio che la procura contesta a Salvatore Morana. Per l’accusa, accoltellò il fratello Giuseppe Morana, che rimase ferito in diverse parti del corpo, soprattutto alla faccia, al collo e alle spalle. E’ stato proprio il ferito a spiegare l’accaduto, davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni). L’imputato sarebbe sceso dalla sua vettura, avventandosi contro il fratello e iniziando a colpire con una lama. “Era un coltello – ha detto il fratello – io ho iniziato a difendermi. Ero a petto nudo, volevo solo chiarire rispetto a quello che era accaduto il giorno precedente. Per difendermi, sono riuscito a prendere solo un bastone. Non avevo altro. Se avessi avuto io un coltello, probabilmente oggi sarei l’imputato. Sono riuscito a danneggiare la sua auto”. La parte civile ha prodotto immagini e video di quei lunghi minuti vissuti in via Sammartino, nei pressi dell’abitazione di famiglia dei Morana. Giuseppe Morana è parte civile, assistito dai legali Giuseppe Cascino e Maria Cascino. Salvatore Morana, invece, risponde alle contestazioni, rappresentato dagli avvocati Francesco Minardi e Cristina Alfieri. Proprio i legali di difesa hanno approfondito altri particolari. Pare infatti che il giorno precedente, l’imputato avesse ripreso la nipote (figlia del fratello), per un presunto danno alla sua auto. Una ricostruzione che la giovane, a sua volta sentita come testimone, ha invece negato. Ha parlato di minacce giunte dallo zio, con il quale non c’erano comunque rapporti di nessun tipo. Proprio rispetto a quanto verificatosi con la figlia, sarebbe stato Giuseppe Morana a ritornare nell’abitazione, nonostante alcuni giorni trascorsi in un villaggio vacanze, a poca distanza dalla città. “Mio fratello – ha proseguito – mi disse che mi avrebbe ucciso proprio con quel coltello. Lui è pratico, essendo un macellaio da molto tempo”.
Il ferito, rispondendo alle domande delle parti, ha ammesso di aver avuto in passato precedenti penali per mafia e per traffico di droga. “Ma ormai faccio il metalmeccanico”, ha sottolineato. Anche la moglie è stata sentita nel corso dell’udienza, nel tentativo di ricostruire l’intera dinamica dei fatti. Per la procura, in aula con il pm Lucia Caroselli, Salvatore Morana colpì per uccidere il fratello. Una versione che invece viene negata dalla difesa che ritiene si trattò di una reazione a vessazioni precedenti. Altri testimoni saranno sentiti nel corso della prossima udienza. L’attività di indagine venne condotta dai carabinieri.