Gela. “Scalata? No, corsa a cedere il più presto possibile le quote societarie”. E’ questo il tenore delle deposizioni dei sei testi chiamati a deporre in tribunale per la tentata estorsione a Fabrizio Lisciandra.
In tribunale è il momento dei testi della difesa nel processo che vede imputati i fratelli Emanuele e Filippo Sciascia, Giuseppe Alabiso e Gianluca Gammino. Due giornalisti sportivi, un ex finanziere, due ex soci e l’ex capitano Marco Comandatore sono stati chiamati a rievocare gli anni di gestione della squadra di calcio. L’accusa sostiene che il tentato omicidio Lisciandra era nato per “convincerlo” a cedere le quote societarie in favore di Alabiso. La difesa, anche attraverso gli ultimi testi, vuol dimostrare il contrario.
In particolare Comandatore ha detto che nel 1998 (anno del ferimento di Lisciandra) come sempre i calciatori avanzavano almeno tre mensilità e che il presidente si dimise per consentire di sbloccare un contributo dalla Regione. I due giornalisti hanno confermato che la Juveterranova era sempre in difficoltà finanziaria ed ogni anno i soci si dileguavano per evitare di coprire i debiti. L’avvocato Alma e l’ex socio Battiato dissero che mantennero l’1 per cento proprio perchè con il calcio ci si perdeva continuamente. Si riprende il 14 novembre con l’esame di altri testi.