Gela. Le condanne pronunciate dal gup del tribunale risalgono allo scorso maggio. Nove anni di reclusione a Giuseppe Rinella e sette anni e cinque mesi al figlio Simone Rinella. Sono accusati del tentato omicidio di un presunto rivale, avvenuto in centro storico. Le decisioni di primo grado sono state impugnate e il giudizio di appello è stato fissato per gennaio. I difensori, gli avvocati Filippo Spina e Cristina Alfieri, chiederanno di rivedere le pronunce. Sono certi che non si trattò di tentato omicidio. Gli imputati si sarebbero difesi da una presunta aggressione. Una versione che non convinse il gup. Al termine del giudizio abbreviato, infatti, sono state emesse decisioni di condanna, anche se meno pesanti rispetto alle richieste formulate dai pm della procura (per il sostituto Mario Calabrese il padre andava condannato a quindici anni e otto mesi mentre il figlio a undici anni e otto mesi).
Secondo gli investigatori, il rivale venne colpito alla testa anche con un martello da fabbro. In ospedale fu sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. I Rinella hanno sempre parlato di un’aggressione subita e della necessità di difendersi. Insieme a loro, avrebbero agito due presunti complici, Roberto Asmetto e Salvatore Vella (che si trovano a giudizio per gli stessi fatti). L’uomo rimasto ferito è parte civile, rappresentato dall’avvocato Filippo Lo Faro. Secondo i carabinieri e i pm, il fatto sarebbe stato da inquadrare in una rivalità scaturita da ragioni sentimentali, per i rapporti con una ragazza.