Gela. Nove anni di reclusione a Giuseppe Rinella e sette anni e cinque mesi al figlio, Simone Rinella. Il gup del tribunale Marica Marino ha emesso la sentenza al termine del giudizio abbreviato, scelto dalle difese. I due, con diversi precedenti penali alle spalle, vennero arrestati dai carabinieri, accusati di tentato omicidio. Avrebbero aggredito un rivale, tra i vicoli del centro storico. Sarebbe stato colpito alla testa anche con un martello da fabbro. I medici dell’ospedale lo dovettero sottoporre ad intervento, a causa delle gravi ferite riportate. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, padre e figlio avrebbero agito per contrasti che sarebbero sorti in merito ai rapporti sentimentali con una ragazza. Entrambi hanno sempre negato le accuse, sostenendo di essersi solo difesi dall’aggressione. Il pm Mario Calabrese, ricostruendo la vicenda, ha chiesto condanne ancora più pesanti, quindici anni e otto mesi per Giuseppe Rinella e undici anni e otto mesi per Simone Rinella. Le difese, sostenute dagli avvocati Ivan Bellanti e Cristina Alfieri, hanno nuovamente messo in discussione le conclusioni dell’accusa, facendo riferimento ad una dinamica dei fatti differente. Giuseppe Rinella ha sempre spiegato di non aver avuto alcun ruolo mentre il figlio ha ribadito che si sarebbe difeso, perché aggredito con un coltello. Gli investigatori sono certi che l’aggressione venne organizzata.
I Rinella sarebbero stati spalleggiati da Roberto Asmetto (difeso dall’avvocato Giuseppe Smecca) e da Salvatore Vella che avrebbero fatto da palo, coprendogli le spalle. I due presunti complici sono stati rinviati a giudizio, dato che le difese non hanno optato per riti alternativi. La vittima dell’aggressione si è costituita parte civile. I difensori dei Rinella attendono il deposito delle motivazioni per impugnare le condanne in appello. Ad inizio aprile, gli erano stati concessi gli arresti domiciliari.