Tentato omicidio Borgo Manfria, carabinieri sentiti in aula: poi toccherà a Cavallo che si è autoaccusato
In aula, per la testimonianza di Cavallo, si tornerà a giugno
Gela. Sono stati sentiti, in qualità di testimoni, per diverse ore. Due carabinieri che si occuparono dell'indagine partita a seguito del ferimento, a colpi di arma da fuoco, di Carmelo Palmieri, hanno ricostruito punti che concernono i tabulati telefonici e le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Giuseppe Cavallo, che si è autoaccusato, sostenendo di aver partecipato al tentato omicidio. Hanno riferito, tra gli altri aspetti, dei bossoli refertati sul posto che avrebbero però un'ubicazione diversa da quella indicata da Cavallo. I militari dell'arma sono stati ascoltati dai giudici della Corte d'appello di Caltanissetta, dalla procura generale e dai legali delle parti. I ricorsi sono stati proposti dai difensori di Orazio Pisano e del figlio Giuseppe Pisano, condannati rispettivamente a undici anni e otto mesi e a undici anni di detenzione, proprio per il tentato omicidio di Borgo Manfria. Palmieri, che è parte civile nel giudizio assistito dal legale Vittorio Giardino, venne raggiunto da colpi di fucile. Secondo gli inquirenti, a fare fuoco sarebbe stato Giuseppe Pisano, seppur con il volto travisato. Sarebbe stato riconosciuto per via della stazza fisica. A seguito delle dichiarazioni di Cavallo, negli scorsi mesi diventato collaboratore di giustizia, le difese hanno chiesto di poter esaminare alcuni testimoni. Nel corso della prossima udienza, toccherà proprio a Cavallo fornire la propria versione. Per l'accusa, i Pisano controllavano le zone rurali di Mangiova e Borgo Manfria, pretendendo la messa a posto. Palmieri sarebbe stato colpito per non essersi allineato alla pretese. I due Pisano sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Vincenzo Vitello e Walter Rapisarda. Hanno sempre negato di essere coinvolti. In primo grado, la condanna a quattro anni e due mesi di reclusione è arrivata inoltre per Emanuele Pisano, fratello di Orazio Pisano. Sarebbe stato ben consapevole del controllo imposto nelle aree rurali. Assistito dal legale Giovanni Lomonaco, è contemporaneamente parte civile, per aver subito l'incendio del proprio caseificio. Sarebbe stato il fratello Orazio a ordinare il rogo, eseguito da un minore. Tra i due i rapporti pare fossero notevolmente compromessi. In aula, per la testimonianza di Cavallo, si tornerà a giugno. In primo grado, sono state emesse due sentenze di assoluzione, per Giuseppe Vaccaro e Pericle Ignazio Pisano (con i legali Camelo Tuccio e Boris Pastorello), e disposto il rinvio a giudizio, con l'accusa di furto, per Fabio Russello e Vincenzo Alberto Alabiso (assistiti dall'avvocato Nicoletta Cauchi).
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