Tentato omicidio a Settefarine, in aula i rivali di Raitano: i dissapori dalla compravendita di un’auto

 
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Prima degli spari e dell'intervento dei carabinieri ci sarebbero state minacce e il danneggiamento di un'auto

Gela. Almeno inizialmente, non si sarebbero accorti che il ventenne Ruben Raitano impugnava una pistola. L’hanno ribadito in aula i tre rivali del giovane, lo scorso anno vittime del tentato omicidio che i pm della procura contestano all’imputato, difeso in dibattimento dall’avvocato Cristina Alfieri. In base alla ricostruzione d’accusa, uno di loro venne raggiunto da un proiettile che si andò a conficcare contro un portasigarette in metallo che l’uomo portava nella tasca dei pantaloni. I tre, chiamati a testimoniare in aula, hanno risposto alle domande del pm Ubaldo Leo e del difensore dell’imputato. Hanno ammesso che l’iniziale lite sarebbe poi degenerata. Tutto iniziò da incomprensioni dovute alla compravendita di un’automobile, acquistata da Raitano.

Gli spari. Qualcosa, però, non sarebbe andata per il verso giusto, il giovane avrebbe chiesto spiegazioni ai tre, durante un faccia a faccia tra le strade di Settefarine. Sarebbe anche scoppiata una prima colluttazione. Poi, spuntò l’arma. I tre hanno descritto quei minuti di concitazione, ammettendo che Raitano avrebbe sparato, ma non per ucciderli. Da quanto emerge, si sarebbe poi dato alla fuga, prima che i rivali lo potessero fermare. Alla prossima udienza la parola passerà proprio a Raitano, che verrà sentito davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Tiziana Landoni ed Ersilia Guzzetta.

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