Tentata estorsione ditta dell’indotto, sei ex dipendenti Eni rinviati a giudizio

 
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Gela. Una storia ancora tutta da chiarire, fatta di presunte richieste estorsive e tentativi di gonfiare lavori all’interno dello stabilimento petrolchimico. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale, Lirio Conti, ha rinviato a giudizio sei ex dipendenti della Raffineria. L’accusa è grave: tentata estorsione nei confronti di una ditta dell’indotto.

I fatti sarebbero stati consumati tra il 2006 ed il 2009. Nella vicenda sono coinvolti sia ex dipendenti del diretto del petrolchimico che una delle aziende che operava nell’indotto. A denunciare i sei tecnici è stato il responsabile della società Sud Elettra, che alcuni anni fa ha presentato una denuncia alla Guardia di Finanza di Caltanissetta. Sarebbero stati proprio i vertici amministrativi della Raffineria a scoprire il presunto tentativo di estorsione.

I responsabili della Sud Elettra sarebbero infatti stati avvicinati, in più occasioni ed in periodi diversi, da dipendenti del petrolchimico. La richiesta era quella di gonfiare le fatture per lavori prestati all’interno del petrolchimico. Il fine era quello di ottenere soldi da consegnare proprio ai dipendenti. Qualcuno si era spinto anche oltre, minacciando ritardi nei pagamenti nel caso in cui l’impresa si fosse rifiutata di acconsentire alla maggiorazione dei costi. Dalle carte dell’udienza preliminare è però emerso che la Sud Elettra non avrebbe né gonfiato le fatture in questione, tanto meno avrebbe acconsentito al pagamento di regalie per i dipendenti. La Raffineria, e la stessa Sud Elettra, non si sono costituiti in giudizio nel procedimento. Da quando è stata formalizzata la denuncia presso la Guardia di finanza l’Eni ha deciso di sospendere i dipendenti, che si sono sempre dichiarati estranei alla vicenda. Alcuni hanno detto di aver solo assistito ad alcuni incontri con il rappresentante della Sud Elettra ma di non aver mai aperto bocca. Spetta al collegio penale stabilire la verità processuale.

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