Gela. Ritardi sugli esiti dei tamponi, visite domiciliari ridotte a zero e positivi costretti a mettersi in macchina e recarsi a Brucazzi per effettuare il tampone di fine quarantena.
Da poco più di dieci giorni infatti le visite liberatorie per i pazienti che hanno contratto il virus non vengono più fatte a domicilio, come prevede il protocollo di sicurezza, ma in posizioni statiche.
Lo stop delle visite a domicilio è iniziato già prima del sospetto cluster tra medici e sanitari in servizio all’Usca. Per un periodo le visite liberatorie si sono svolte presso la sede della Protezione Civile Pro Civis, da qualche giorno invece sono riprese al Drive In di Contrada Brucazzi, dove continuano ad essere regolarmente effettuati i tamponi per tutta la popolazione.
E così il caos a Brucazzi è servito, lunghissimi i tempi di attesa con auto in fila sotto il sole, lamentele e disagi da parte di tanti utenti e soprattutto il rischio di dover far uscire dei potenziali positivi per farli recare fino al drive in.
Le testimonianze di persone positive costrette a recarsi al Drive in per effettuare il tampone sono tante. In molti si chiedono che senso abbia far uscire di casa persone contagiate dal virus con i rischi potenziali che ne conseguono.
Proprio nei giorni scorsi, a margine dell’incontro dell’Assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza con i medici di famiglia, abbiamo posto il quesito al manager dell’Asp, Alessandro Caltagirone.
Secondo il manager tutto sarebbe legato all’improvviso calo di personale medico dell’Usca. Molti giovani dottori, che erano stati contrattualizzati dall’Azienda adesso avrebbero lasciato il posto per iniziare le scuole di specializzazione. Il Direttore Generale comunque ha annunciato accertamenti immediati sulla vicenda.
Intanto in città continua la fase discendente del contagio, dopo l’impennata delle scorse settimane. Sono ventinove i nuovi casi Covid, tutti in isolamento domiciliare e cinquanta guariti. Scende ancora la curva del contagio, che si attesta a 431 positivi. Un paziente è stato ricoverato in degenza ordinaria.