Tabacchi vs gioco: chi porta più’ soldi all’erario? Come il fisco tassa vizi e passatempi dell’italiano

 
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Soltanto un mese fa un noto quotidiano finanziario titolava così un interessante approfondimento:

“Tabacchi, un miliardo in ‘fumo’ per le casse dello Stato”. Nel senso che quei soldi non si sono volatilizzati, bensì la cifra, ovvero un miliardo, è quella che si presume andrà a fine anno dritta dritta nelle casse dello Stato. La somma di cui parliamo non si riferisce al costo, cioè dall’importo effettivo del prodotto, è invece l’insieme di tasse che sul prodotto si vanno a pagare. L’articolo prende in esame “Il rapporto del Centro Studi Casmef (Luiss)” dal quale emerge la necessità di moderare il sistema delle accise con una calendarizzazione per dare un minimo di stabilità alla voce tasse del settore in questione.

Una pagina realizzata dall’Agenzia Dogane e Monopoli, appositamente dedicata all’argomento, ci spiega come si arriva al quel miliardo:

  • l’IVA, che è pari al 22% del prezzo di vendita al pubblico al netto dell’IVA stessa
  • l’accisa, correlata al prezzo di vendita al pubblico, varia in relazione alla categoria del prodotto
  • il dazio, che si applica solo qualora i prodotti provengono da paesi terzi, cioè non appartenenti alla Unione Europea

E il conto è presto fatto.

Ora guardiamo al mondo dei giochi e per giochi intendiamo tutte quelle offerte che vanno dal gratta e vinci, al lotto, alle slot.

Nel 2016 la raccolta del settore ha superato i 90 miliardi. Attenzione a non confondersi, questa cifra si riferisce alla spesa complessiva. Quindi quanto ha incassato lo Stato? Circa 9 miliardi di euro.

Così finisce il primo round perché la vittoria sul record di incassi se l’è appena aggiudicata il gioco con buona pace dei tabacchi.

Vuoi che sempre nel 2016 il comparto del gioco sia cresciuto del 7,3%, ma vuoi pure che a differenza del resto d’Europa i sistemi di tassazione qui da noi sono molto diversi.

Nello stesso settore c’è però una nicchia che poi tanto nicchia non è visto il volume d’affari, che della tassazione risente meno. È quella dei gambling on line ovvero portali in cui è possibile giocare con i giochi più popolari dei casinò, ma direttamente dal proprio smartphone o dal pc.  In Italia infatti, ancora per il momento viene applica all’area un’aliquota molto simile al resto dell’Europa.

Molte cose stanno però cambiando dal punto di vista fiscale, da un lato c’è al governo chi cerca nuove voci di tassazione e dall’altro chi insiste su un adeguamento delle aliquote. Vedremo col tempo come andrà a finire. Intanto abbiamo scoperto, in un’ipotetica gara tra i due macro settori, che il gioco ha mandato il tabacco in fumo al primo incontro.

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