Gela. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per quattro imputati, manager e tecnici di raffineria Eni. Erano accusati di non aver provveduto, per impedire che si protraesse lo sversamento di idrocarburi da uno dei serbatoi del sito di contrada Piana del Signore. Nove mesi di reclusione ciascuno, con pena sospesa, per Bernardo Casa, Salvatore Lo Sardo (allora responsabile del parco generale serbatoi), e per gli operatori Giuseppe Torrisi e Paolo Di Mario. Gli accertamenti investigativi, condotti dai pm della procura e dai militari della capitaneria di porto, si concentrarono sul serbatoio S-314. In base alle contestazioni, gli imputati avrebbero omesso di dare indicazioni per gli interventi. Secondo i periti nominati dai pm, gli idrocarburi sversati avrebbero causato una contaminazione del sottosuolo. Conclusioni escluse dalle difese degli imputati e dai periti di parte. In appello, resse solo uno dei capi di imputazione, con assoluzioni invece per gli altri due. I giudici della Corte di Cassazione non hanno accolto i ricorsi delle difese. L’unico che ha trovato riscontro è quello della stessa società Raffineria di Gela, per la quale è stata esclusa una responsabilità amministrativa. Le condanne dei quattro imputati sono invece definitive. Le difese, sostenute dagli avvocati Antonio Gagliano, Gualtiero Cataldo, Grazia Volo e Attilio Floresta, hanno chiesto l’annullamento di quanto deciso dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, che un anno fa avevano disposto le condanne. Per i legali, gli imputati non avrebbero avuto alcuna responsabilità nella gestione del serbatoio, operando secondo quanto indicato dalle disposizioni aziendali. Le condanne confermate dai magistrati romani, che non hanno individuato gli estremi della prescrizione, riconoscono il diritto al risarcimento dei danni in favore delle parti civili.
Le associazioni “Aria Nuova”, “Amici della terra-Gela” e il Comune hanno seguito il giudizio, chiedendo la conferma delle condanne, così come indicato dalla procura generale. Ritengono che le perdite di idrocarburi abbiano causato un danno. Le associazioni e il municipio sono rappresentati dagli avvocati Salvo Macrì, Joseph Donegani e Gabriella Gangi. Parte civile nel procedimento era anche l’ex Provincia di Caltanissetta. Gli imputati hanno sempre spiegato di aver rispettato i protocolli previsti.