Gela. L’attenzione costante è rivolta ai punti essenziali in un’emergenzialità amministrativa che a Palazzo di Città significa soprattutto bilancio stabilmente riequilibrato e capitoli di sempre, come la vicenda idrica e quella dei finanziamenti. Il sindaco Di Stefano, in ogni caso, non si nasconde quando il tasto da premere è quello politico. Nella sua giunta, in queste ultime settimane, sono entrati due assessori dem, Fava e Di Cristina, ma anche un gruppo come “Sud chiama Nord”, che ha approfittato dell’adesione dell’assessore Franzone. Il parlamentare Ars Nuccio Di Paola ha sempre sostenuto, fin dagli albori della campagna elettorale, un “modello Gela”, in chiave prevalentamente progressista. A scanso di equivoci, il primo cittadino fa intendere che l’approccio civico ha una sua assoluta consistenza. “Sui temi importanti, nei territori, non può esistere una distinzione tra centrosinistra e centrodestra – dice – sono divisioni del passato che a livello locale, e mi riferisco pure all’ambito provinciale e a quello regionale, non possono sussistere. L’obiettivo vero invece è mettere insieme esponenti importanti che vogliano lavorare per la città e per il territorio”. L’avvento dei due assessori dem e quello di “Sud chiama Nord” non pare aver mutato nulla nei radar politici del capo dell’amministrazione. “L’assessore Franzone tale rimane – precisa – non cambia nulla se adesso ha aderito a “Sud chiama Nord”, che è stato nostro alleato fin dall’inizio”. Su un piano territoriale, il sindaco ha aperto interlocuzioni con tanti primi cittadini, indipendetemente dalla loro collocazione politica. Tra tutti, il sindaco niscemese Massimiliano Conti, presidente dell’Ati idrica e appena eletto presidente dell’Unione dei Comuni. “Ha molta esperienza da mettere a disposizione di questo territorio”, aggiunge. Se nella dimensione nazionale l’appartenenza di partito o di schieramento, secondo Di Stefano, ancora può valere, nei territori tutto cambia, riportandosi ad uno dei mantra del civismo che non si rivede nei dettami dei partiti.
“I civici sono fondamentali – conclude – senza di noi, si rischia di non avere risultati di rilievo al momento delle prossime scadenze elettorali. La politica è profondamente cambiata e sulle questioni che incidono a livello locale non ci si può limitare a vecchie separazioni tra centrosinstra e centrodestra”. La dirigenza del suo gruppo di appartenenza, “Una Buona Idea”, fino ad oggi non ha mai optato per la strada dei simboli di partito, mantenendo fede nel civismo che è stato componente forse decisiva nello sviluppo dell’agorà politica. L’elezione di Di Stefano a sindaco può essere una prima espressione, matura, di governance amministrativa pure a marchio civico, nell’attesa di capire se le liste dei partiti e non solo apriranno ad innesti elettorali senza “logo”. Il sindaco, da qualche tempo, studia con attenzione la formula del “partito dei civici”.