Gela. Formiche sul pavimento sudicio dei poliambulatori di via Butera. Cumuli di cicche di sigarette quasi addobbano, in ospedale, le improvvisate sale di attesa. Sedute sporche e in tratti divelte diventano luogo ideale di osservazione del declassato (la carenza di personale spesso si traduce in ridimensionamento dei servizi) ospedale di via Palazzi, diretto da Luciano Fiorella, dove a farla da padrone è il degrado.
Quell’apparente abbandono non lascia nemmeno presagire l’idea di trovarsi in una struttura sanitaria pubblica. Non è solo una questione di locali maleodoranti. Manca anche la percezione della condizione igienica e strutturale che ogni struttura sanitaria deve avere.
Lo scenario offerto ad ogni utente è disarmante, fatto di pareti sporche caratterizzate in molti tratti (troppi) dal cedimento dell’intonaco e di porzioni delle stesse. Da un controsoffitto discontinuo, per la mancanza di alcuni pannelli, segnato da chiazze scure che lasciano presagire ad un avvenuto allagamento.
La situazione non muta nemmeno nei reparti. Inutili le segnalazioni avanzate dalle partorienti ricoverate nell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia costrette a camminare sotto un soffitto color fumé.
Tra le corsie il pavimento è spesso rotto. Al quarto piano, frequentato da pazienti di Ortopedia, in alcuni tratti è letteralmente staccato. Di certo poco sicuro per chi ci cammina sopra.
Sono una costante, invece, i condizionatori non funzionanti e con parti mancanti dislocati in ogni area dell’ospedale. Quei moduli precari sembrano fare da cornice al degrado dilagante.
Non va meglio agli ascensori, sporchi e pieni di graffiti abusivi. Scritte insensate offerte, involontariamente, anche agli incolpevoli pazienti distesi sulle barelle per raggiungere la sala operatoria. I soliti bene informati preferiscono puntare l’indice contro la mancanza di controllo. Una carenza che consente a chiunque di accedere indisturbato in ospedale. Anche ai bambini.
Lo spettro del disagio non risparmia nemmeno il Pronto soccorso, porta di accesso per le emergenze del territorio. Il rinnovato reparto mostra lacune strutturali negli angusti locali inaugurati col l’allora direttore generale Carmelo Iacono e l’attuale Luciano Fiorella. Il triage ospita pazienti ambosesso e la camera calda non è mai entrata in funzione. Accortezza che costringe le ambulanze a condividere la rampa di accesso con gli incauti utenti che ignorano il percorso pedonale dedicato. Anche in questa circostanza mancano alcuni pannelli del precario controsoffitto che caratterizza l’ingresso al Pronto soccorso.
Preoccupa, e non poco, anche la struttura in cemento armato delle scale di emergenza, dove le chiazze di umidità hanno liberato sezioni di ferro arrugginito. Non sta a noi metterne in discussione la stabilità strutturale. Nessun allarmismo, ci limitiamo a descrivere una condizione che apparentemente preoccupa e imporrebbe maggiore attenzione. I tagli alla sanità forse spingono i vertici, espressioni della politica, a voltarsi dall’altra parte.
Il bilancio delle strutture sanitarie di via Palazzi e via Butera, dirette rispettivamente da Luciano Fiorella e Vito Milisenna, è di in una lunga lista di disagi che merita la giusta attenzione del management dell’Asp cl2, diretto dal commissario straordinario, Maria Grazia Furnari. La mancanza di un ufficio stampa e l’impossibilità di contattare il responsabile dell’ospedale di via Palazzi non ha consentito di avere una replica. Rimaniamo a disposizione del management dell’Asp di Caltanissetta.
Lo stato di degrado alberghiero dei presidi sanitari del nostro territorio avrebbe potuto essere evitato solo se, presso ogni struttura e quotidianamente, dopo ogni segnalazione, gli addetti al controllo o i responsabili dei presidi, piuttosto che stare “intanati”, dopo una verifica personale avessero provveduto a fare ulteriori e continue segnalazioni agli uffici preposti. Gli eventuali interventi non effettuati in tempi debiti avrebbero anch’essi essere cominciati agli organismi superiori, per “stanare” i motivi delle inadempienze. Ma siccome e nel tempo falla comu voi, l’amministrazione gerarchica, è sempre cucuzza”, finalmente si arriva al capolinea. O no.
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” a GELA, tratto dalla Divina Commedia di Dante. Un territorio già martoriato di suo con tutto quello che succede, anche questa struttura è da disfarsi con tutti i suoi dipendenti, anziché di migliorarsi nei servizi mettendo in pratica anche un po’ di formazione ricevuta, se ne fregano della gente, dei pazienti e dei servizi che loro stessi svolgono, facendosi passare per degli incapaci di cambiare la situazione, sono rassegnati, patetici, scialbi, i cittadini non possono lottare per il servizio ospedaliero che non esiste, non c’è nessuna speranza.
Un ospedale sporco, sudicio, strutture murarie cadenti, servizi non funzionanti, cartellonistica precaria, un utente sembra uno zombie che vaga chiedendo informazioni e poi tutti, non sanno niente. Non faccio di tutta l’erba un fascio.