Stop trivelle, “governo farà chiudere impianti Gela, Ravenna e Val D’Agri”

 
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Roma. I sindacati del settore, come hanno spiegato al termine del recente round di incontri con i vertici locali delle società del gruppo Eni, attendono una tempistica precisa soprattutto sui lavori della base gas del progetto “Argo-Cassiopea”. E’ la parte più consistente degli investimenti programmati sul territorio dalla multinazionale, ricompresa nel protocollo di intesa di sei anni fa. A Roma, però, a detta dei vertici nazionali della triplice di Filctem, Femca e Uiltec, si starebbero addensando nubi cariche di forti incertezze sul prossimo futuro del settore upstream, quello della ricerca di idrocarburi e delle trivellazioni. Addirittura, il segretario generale della Filctem-Cgil Marco Falcinelli parla del rischio concreto di “chiusura degli impianti di Ravenna, di Gela e della Val D’Agri”. “Rischiano di chiudere e l’impatto negativo sul versante occupazionale colpirebbe non meno di 20.000 persone tra diretti e indotto. Oltre che continuare a far precipitare il paese – ha detto – in uno stato di assoluta dipendenza energetica dall’estero. Riscontriamo un accanimento miope e sciagurato da parte del governo, frutto di incompetenza e furore ideologico”. Il segretario Filctem, che critica pesantemente un governo comunque vicino alla sua area politica, vista la presenza del Pd, si riferisce all’emendamento che è stato presentato al decreto Semplificazioni e che andrebbe a modificare il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai). Per i sindacati si tratta dell’ennesimo tentativo di bloccare definitivamente il settore delle trivellazioni e della ricerca di idrocarburi. “Il governo non permetta questo scempio e non consenta il blocco delle trivellazioni – ha commentato il segretario generale della Femca-Cisl Nora Garofalo – è il frutto di un approccio che è solo ideologico davanti ad una problematica che investe tutti i cittadini, perché si parla dell’autosufficienza del nostro paese sul fronte delle politiche energetiche. Alcune forze politiche, invece di assecondare gli istinti più bassi, come emerso palesemente nel corso della campagna referendaria dell’aprile di quattro anni fa e nella discussione sul Milleproroghe, dovrebbero riflettere sulle conseguenze delle loro proposte”.

Le modifiche, secondo i sindacati, affosserebbero un settore, che già a livello locale attraversa una fase molto delicata per il futuro delle attività di Enimed. “Qui si vogliono bloccare del tutto le attività estrattive e di trivellazione per dare un colpo mortale all’industria energetica nella delicata fase di transizione che attende il paese. Se l’emendamento dovesse passare provocherebbe ventimila esuberi nelle realtà di Ravenna, della Val D’Agri e di Gela – ha detto Paolo Pirani segretario generale della Uiltec – Il governo ne tenga conto e si comporti di conseguenza col buon senso necessario. Così giudichiamo l’emendamento al decreto semplificazioni che chiede di introdurre un articolo per semplificare e accelerare il Piano per la transizione energetica delle aree idonee”.

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