Gela. E’ toccato ai primi legali di difesa presentare le relative conclusioni, nel giudizio di secondo grado, con gli imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Stella cadente”. La procura generale, in Corte d’appello, ha già avanzato la richiesta di conferma di tutte le condanne, emesse in primo grado dal gup del tribunale di Caltanissetta, in abbreviato. Hanno nuovamente respinto le accuse, chiedendo di rivedere le decisioni, i legali di Gaetano Simone, Luigi D’Antoni, Giuseppe Antonuccio e Gianluca Parisi. In base alle accuse, avrebbero avuto rapporti diretti con gli stiddari, guidati dal boss Bruno Di Giacomo, a sua volta a processo in questo filone. Gli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà e Rocco Guarnaccia, hanno concluso sostenendo la necessità di rivedere le decisioni di condanna ed escludendo che siano emersi elementi che possano aver delineato un coinvolgimento degli imputati. In primo grado, ventidue anni e un mese di detenzione sono stati decisi per Bruno Di Giacomo. Il gup ha disposto inoltre la condanna a quattordici anni di detenzione per Alessandro Scilio; a tredici anni e otto mesi di detenzione per Gaetano Marino, che però non è stato riconosciuto promotore del gruppo attivo nel traffico di droga; a dodici anni e due mesi di detenzione per Emanuele Lauretta; a nove anni e sei mesi per Giuseppe Alessandro Antonuccio; a nove anni e due mesi ciascuno per Andrea Romano, Filippo Scerra e Gianluca Parisi; a sei anni e sei mesi di detenzione per Giuseppe Giaquinta e cinque anni e undici mesi a Giuseppe Antonuccio, Rosario Marchese e Gaetano Simone; a quattro anni e cinque mesi per Nicola Palena; a quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che con le sue dichiarazioni ha fornito elementi alle indagini; a due anni e otto mesi a Calogero Infurna, assolto solo dal capo relativo al possesso di un’arma; a due anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni. Tutti i difensori hanno presentato appello, mentre altri presunti complici sono a giudizio davanti al collegio penale del tribunale di Gela.
In primo grado, il gup ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore del Comune (con l’avvocato Ornella Crapanzano), della Cgil (con il legale Rosario Giordano), della Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), di tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), dell’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e ancora di Rocco Di Giacomo, a sua volta imputato nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. In aula, si tornerà a marzo e sarà la difesa di Di Giacomo, sostenuta dall’avvocato Francesco Enia, a sviluppare le conclusioni. Gli imputati sono rappresentati dai legali Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Laura Caci, Maurizio Scicolone, Giovanna Zappulla, Ivan Bellanti, Roberta Castorina, Gianmarco Cammalleri e Rocco Di Dio.