Gela. L’ipotesi avanzata, almeno inizialmente, era di favoreggiamento, per non aver denunciato quanto era accaduto. Le accuse nei confronti del quarantasettenne Carmelo Raniolo, però, non hanno avuto seguito. La sua posizione è stata archiviata. I poliziotti e i pm iniziarono ad occuparsene a seguito degli spari, in via Venezia, del gennaio di un anno fa. A fare fuoco, secondo le accuse, sarebbe stato il ventiseienne John Parisi, attualmente a processo per questi fatti. Raniolo fu ferito, anche se solo di striscio ad una mano. I poliziotti lo ritrovarono all’interno di un’abitazione privata. Il quarantasettenne non segnalò gli spari e avrebbe evitato di farsi curare al pronto soccorso, proprio per non essere sottoposto a verifiche. I pm della Dda di Caltanissetta, con l’accusa di tentato omicidio, hanno portato a processo Parisi, ritenendo inoltre che sussista l’aggravante mafiosa di quell’azione. Secondo le accuse, avrebbe sparato contro l’auto a bordo della quale c’era Raniolo. La vettura venne ritrovata in via Palazzi, a Caposoprano, con alcuni fori e tracce di sangue.
Poi, gli investigatori arrivarono al quarantasettenne. In base a quanto ricostruito, Parisi avrebbe sparato per contrasti personali. L’ipotesi del favoreggiamento, però, non avrebbe trovato riscontri. Lo stesso Raniolo, assistito dall’avvocato Nicoletta Cauchi, è parte offesa nel procedimento avviato nei confronti di Parisi, ma ha scelto di non costituirsi.