Gela. Armi e feriti, nelle ultime settimane stanno impegnando gli investigatori. Nelle scorse ore, ci sono stati altri due arresti. Questa volta, si tratterebbe dei fratelli Antonino Raitano e Ruben Raitano. Sarebbero accusati di aver detenuto armi. Le indagini, portate avanti dai carabinieri del reparto territoriale, sono state avviate dopo il ferimento dei due giovani fratelli, arrivati all’ospedale “Vittorio Emanuele” perché raggiunti, probabilmente da colpi di pistola. Fino ad ora, non avrebbero dato particolari spiegazioni, sostenendo di non aver riconosciuto chi gli avrebbe sparato contro. I carabinieri, però, sono arrivati all’arresto del quarantacinquenne Vincenzo Trubia e dei figli Giuseppe Trubia (23 anni) e Rosario Trubia (21 anni). Nel loro ovile, è stata ritrovata una pistola calibro 45. Ieri, Vincenzo Trubia (difeso dall’avvocato Filippo Incarbone) ha lasciato il carcere, per essere trasferito ai domiciliari. Il gip gli ha concesso una misura meno afflittiva, anche se il quadro accusatorio comunque viene confermato (deve rispondere del possesso dell’arma). Il figlio ventunenne, Rosario, è ritenuto invece l’autore materiale del tentato omicidio dei due Raitano. Difeso dal legale Nicoletta Cauchi, ha deciso di ricorrere al riesame.
I carabinieri, coordinati dal colonnello Ivan Boracchia e dal comandante del nucleo operativo Nico Lamacchia, stanno chiudendo il cerchio su due episodi, che a questo punto sembrano strettamente legati. Durante le perquisizioni nell’ovile di contrada Fiaccavento, i militari si sono accorti di una profonda ferita al piede riportata da Vincenzo Trubia, forse causata da un proiettile. Il pastore, però, non si era recato in ospedale, a differenza dei due Raitano. Non c’è certezza sul tipo di armi che sarebbero state sequestrate ai due fratelli, adesso fermati. Non si esclude che i Trubia e i Raitano possano essersi affrontati.