Gela. Il gup del tribunale di Caltanissetta, a conclusione del rito abbreviato, non ha riconosciuto l’aggravante mafiosa, seppur abbia individuato gli estremi del tentato omicidio. Luigi La Cognata, cinquantanovenne, è stato condannato a quattro anni e cinque mesi di detenzione (la richiesta della procura era di dodici anni), perché accusato di aver fatto fuoco contro il quarantenne Antonio Fabio Argenti, che rimase ferito. La vicenda, finita all’attenzione investigativa dei carabinieri e dei pm della Dda nissena, si concretizzò tra le palazzine popolari dello Iacp, a Scavone. La Cognata, che ha sempre negato l’intenzione di uccidere, sparò con una pistola, probabilmente al culmine di contrasti personali. Ha precedenti penali concentrati nel passato. Quattro anni sono stati invece imposti a Calogero Pirrone, quarantenne che era presente al momento dei fatti e avrebbe bloccato Argenti. Per lui, la richiesta della procura era di otto anni e otto mesi. Entrambi sono stati assolti dalla contestazione legata alla disponibilità dell’arma ed è stata riconosciuta l’attenuante della provocazione. Il legale degli imputati, l’avvocato Angelo Cafà, ha insistito sull’assenza dei presupposti per individuare l’ipotesi di tentato omicidio. Ha richiamato la versione resa da La Cognata e ricostruito lo spaccato intorno al quale maturarono i possibili contrasti. Argenti aveva già patteggiato il capo d’accusa del favoreggiamento.
Secondo gli inquirenti, non fornì tutte le necessarie informazioni ai carabinieri che iniziarono ad approfondire l’accaduto. E’ rappresentato dal legale Rocco Cutini e ha seguito il procedimento, con il riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni patiti.