Spaccio di droga nell'inchiesta "Smart working", in appello due condanne
Venne scoperta una capillare attività di spaccio di droga. Il concordato accolto solo per la posizione di Azzarelli
Gela. Le condanne, in abbreviato, erano state pronunciate a febbraio, dal gup del tribunale di Gela. Gli imputati rispondevano dei fatti legati all'inchiesta antidroga “Smart working”. Le difese di due coinvolti, Francesco Scicolone e Salvatore Azzarelli, si sono rivolte ai giudici della Corte d'appello di Caltanissetta. Scicolone, difeso dal legale Rosario Prudenti, era la figura principale di tutta l'inchiesta e gli venivano addebitati centinaia di episodi di spaccio di droga, anche durante il periodo del lockdown. La condanna a otto anni e due mesi (in primo grado la procura chiese dodici anni e sei mesi) è stata confermata dai magistrati nisseni. La sua abitazione venne monitorata per diversi mesi dai poliziotti del commissariato che la ritennero una vera e propria centrale dello spaccio. Il concordato è stato accolto per la posizione di Azzarelli, con una riduzione di pena a tre anni e due mesi. Nei suoi confronti erano contestate ipotesi minori. E' difeso dal legale Davide Limoncello. In primo grado, la pena era stata imposta a quattro anni e otto mesi. Altri imputati hanno scelto di non impugnare la decisione del gup gelese. Un altro filone processuale, relativo sempre alla stessa inchiesta, verrà giudicato in dibattimento.
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