Gela. Secondo la procura, l’affidamento del servizio di sosta a pagamento, risalente al 2016 quando a Palazzo di Città c’era ancora l’ex sindaco Domenico Messinese, sarebbe stato viziato da una presunta turbativa. A processo, davanti al collegio penale del tribunale, ne rispondono il funzionario comunale Luigi Buttiglieri (che aveva incarico di rup) e uno degli allora referenti della Blue Line (la società affidataria), Rocco D’Assenza. In aula, è stato sentito uno dei militari della guardia di finanza che si occupò dell’inchiesta. Ha risposto alle domande del pm Antonio Scuderi e dei legali di difesa. L’avvocato Giuseppe Condorelli, nell’interesse di Buttiglieri, è ritornato sull’iter che venne adottato per l’assegnazione dell’appalto, con società che partecipavano ad invito. Blue Line aveva già svolto il servizio durante l’amministrazione Fasulo. Anche rispetto a quel frangente ci fu un’indagine su presunte irregolarità, ma come ricordato dalle difese venne archiviata. Il legale del rup della procedura ha precisato che la gara per le strisce blu venne condotta da “un seggio” e non da “una commissione”. In base a quanto riferito, non era Buttiglieri a far parte del seggio né a valutare le decisioni da assumere. Ad occuparsene fu il comandante della polizia municipale, che aveva inoltre l’incarico di dirigente. Sarà sentito come testimone. Secondo la procura, l’offerta Blue Line sarebbe stata non congrua, anche se era comunque quella con l’offerta economica più elevata. Per le difese, anche presunte pressioni che sarebbero state esercitate per accelerare l’affidamento, in realtà sarebbero stati solo meri inviti istituzionali (del capo dell’amministrazione comunale e del segretario generale) a chiudere prima possibile e riattivare un servizio fermo da tempo e che quindi non apportava introiti alle casse del municipio.
Anche per la difesa di D’Assenza, sostenuta dal legale Filippo Spina, non ci sono mai stati estremi per ritenere che potessero sussistere anomalie o presunte intese occulte. Tra le contestazioni, c’è l’abuso d’ufficio. Il finanziere chiamato a testimoniare ha citato un accordo sindacale, considerato anomalo, relativo alla società poi sottoposta agli approfondimenti investigativi. Le difese hanno ribadito la piena legittimità dell’operato di entrambi gli imputati, che del resto hanno sempre preso le distanze da qualsiasi ipotesi di irregolarità.