Gela. La sanità locale perde nuovi pezzi e non solo tra chi aveva finto di lottare per difenderla.
Cosi, mentre il sindaco Domenico Messinese in campagna elettorale si ritrova a stringere amicizia con il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, dopo averle urlato “A Gela si muore”, immortalando l’evento che aveva fatto clamore, il Pronto soccorso di via Palazzi perde altri medici.
Dalla scorsa estate, ovvero dall’inizio del sit-in indetto dal primo cittadino per opporsi agli avvenuti e continui tagli alla sanità locale, la struttura di emergenza e accettazione dell’ospedale “Vittorio Emanuele” ha salutato in silenzio quattro medici. Un quinto camice bianco lascerà il Pronto soccorso dal primo novembre, facendo scendere l’organico attivo sotto il livello minimo a garantire turnazioni e ferie del personale.
Il direttore generale dell’Asp, Carmelo Iacono, nonostante i buoni propositi, non ha ancora trovato la soluzione a rimpinguare l’organico e non solo al Pronto soccorso. La paventata difficoltà a reperire medici è già costata il ridimensionamento di servizi vitali, quali Malattie infettive, Centro trasfusionale, Ematologia, trasporto tramite ambulanze, e minaccia la tenuta di altre unità operative dell’ospedale.
Nessuna colpa per il manager, consapevole che anche lui sarà inghiottito dal turn-over dei vertici in campo sanitario sulla scia dell’atteso cambiamento dello scenario politico regionale dopo le consultazioni del 5 novembre e la definitiva archiviazione dell’inconsistente governo Crocetta.
Da settembre i riflettori sulla sanità si sono spenti in favore delle facili distrazioni pre elettorali.
Una condizione che ha permesso di ignorare l’emergenza della carenza di autisti e ambulanze a disposizione del Pronto soccorso più importante della provincia di Caltanissetta che, adesso, dovrà fare i conti anche con la carenza di camici bianchi. Dal primo novembre appena
cinque medici dovranno fronteggiare i 47.413 accessi annui.
Utopistico pensare di rispondere alla richiesta sanitaria del territorio senza chiamare in causa i sanitari che operano negli altri reparti del sempre più annichilito ospedale “Vittorio Emanuele” diretto dal manager palermitano Luciano Fiorella.