Soldi in cambio dei permessi di lavoro all’interno della raffineria Eni, accuse a funzionari e tecnici

 
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Gela. I legali di difesa hanno già iniziato ad esporre le prime richieste istruttorie davanti al giudice Manuela Matta. Presunte richieste di denaro per avere i permessi lavorativi. In totale, infatti, sono sei gli imputati, tra operatori ed ex funzionari della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e responsabili di aziende dell’indotto, finiti a processo. Al centro delle accuse, presunte richieste di denaro per il rilascio di permessi lavorativi e per lo sblocco di autorizzazioni necessarie ad operare tra gli impianti dello stabilimento della multinazionale. Secondo i magistrati della procura che seguirono l’intera indagine, ci sarebbero stati veri e propri tentativi d’estorsione: ovvero soldi in cambio dei permessi necessari ad intervenire tra gli impianti della fabbrica. Una vasta documentazione difensiva è già stata preannunciata dai legali degli imputati. Gli avvocati Antonio Gagliano, Fabrizio Ferrara, Rocco Guarnaccia, Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi, Vincenzo Vitello e Giusy Troni contestano la ricostruzione portata avanti dalla procura. I fatti risalirebbero a cinque anni fa: alcuni operatori finiti a giudizio hanno già subito sanzioni disciplinari dal gruppo Eni mentre altri hanno avviato contenziosi civili. Il giudice Matta ha deciso di aggiornare il dibattimento all’udienza del prossimo 19 aprile.

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