Gela. Con poche prospettive occupazionali, in una terra fortemente scossa dalla crisi economica, il richiamo del gioco è sempre più forte. Slot, bingo, scommesse sportive, lotterie istantanee e addirittura anche l’ippica, continuano ad essere la “speranza” per chi non ne vede altre. I numeri del gioco controllato dallo Stato sono in netto aumento in città. Una conferma arriva dalla piattaforma “Gedi Visual-L’Italia delle slot 2” che cataloga i dati di tutti i comuni italiani. Se nel 2016 la spesa pro-capite in città per il gioco “legale” era di 512 euro (riferita però solo alle “macchinette”), nel 2017 è arrivata a 1.032 euro (ovvero quanto spende lo scommettitore medio nei centri locali abilitati e on-line). In base a quanto emerge dai dati, nel 2017 se ne sono andati in slot, scommesse e affini addirittura 77,27 milioni di euro. Una cifra enorme se si considera che l’elaborazione statistica per il 2016 sfiorava i 39 milioni di euro (indicati per le sole slot).
In città, si gioca e tanto, almeno analizzando i numeri messi a disposizione dalla piattaforma, che peraltro monitora solo i sistemi “legali”, quelli che rispondono ai controlli statali. La parte del leone tocca sempre alle slot che assorbono buona parte dei soldi spesi mediamente in città, seguono poi il lotto, le lotterie istantanee, la quota fissa, il superenalotto e le scommesse virtuali. Un settore che difficilmente potrà conoscere crisi (almeno in questo periodo), dato il vorticoso giro di denaro che anche in città macina numeri e troppo spesso travolge le vite di scommettitori e giocatori patologici, finiti in un labirinto che li prosciuga, non solo economicamente.