Gela. “Medici e infermieri combattono al fronte senza gli adeguati presidi di sicurezza, quali: divise, mascherine, camici, calzari e visiere. Il numero dei contagi e dei morti sale di ore in ore, non ci possiamo permettere di fare finta che nulla stia accadendo, o permettere a chi è stato incaricato di dirigere una Azienda Sanitaria di non fare il proprio dovere o di farlo con leggerezza”.
Sono queste le parole usate dalle organizzazioni sindacali del comparto sanità in un documento di denuncia fatto recapitare al prefetto, Cosima Di Stani.
Il documento, indirizzato anche all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, al sindaco Lucio Greco e al contestato manager dell’Asp di Caltanissetta, Alessandro Caltagirone, evidenzia la necessità di un intervento urgente capace di garantire percorsi e personale dedicati alle gestione dell’emergenza covid-19 per anticipare un eventuale “picco dei contagi – aggiungono – e non rischiare di vedere soccombere migliaia di esseri umani”.
Tre decessi ma nessuna nota ufficiale su eventuali concause.
Preoccupazioni legate anche ad un bilancio che contempla tre decessi (tra questi quello di un noto operatore del 118) ma nessuno ancora supportato da parole ufficiali dell’Asp su eventuali concause legate al covid-19. La lista annovera due accessi in ospedale di pazienti risultati positivi ma transitati dal Pronto soccorso e non dal pre-triage di via Palazzi, allestito per gestire stati influenzali e sospetti covid-19. E’ stata denunciata anche l’attesa di sette ore dentro una ambulanza per una paziente risultata, successivamente, positiva al tampone.
I firmatari del documento inviato al prefetto.
La denuncia è supportata da un coro unanime composto da Giuseppe Cirignotta, segreteria Fials, Domenico Corfù, segreteria Nursind, Giusepe Di Fede, segreteria Uil, dalle Rls: Giuseppe Di Fede Giuseppe (Uil), Andrea Maira (Nursind), Liborio Scupolito (Fials), Nicola Cirafici (Nursind) e dalle Rsu: Giuseppe Cirignotta (Fials), Liborio Scupolito (Fials), Domenico Corfù (Nursind), Orazio Maganuco (Nursind), Maurizio Spanalatte (Nursind), Andrea Maira (Nursind), Nicola Cirafici (Nursind), Giuseppe Di Fede Giuseppe (UIL) e Massimo Massimo (Uil).
Assistenza caotica e non sicura dei pazienti.
Le rappresentanze sindacali hanno evidenziato gli avvenuti trasferimenti nei reparti di pazienti sospetti coronavirus in percorsi condivisi con altri utenti ospedalieri, oltre a numerosi interventi di sanificazione affidati ad operatori ritenuti non qualificati e della cronica carenza di dotazioni sanitarie e personale non dedicato nel costruendo centro covid-19. Sono queste le situazioni che hanno indotto le sigle sindacali a fare fronte comunale contro le scelte adottate dal direttore di presidio, Luciano Fiorella, responsabile della direzione “chiusa e poco sensibile ai solleciti per cercare un dialogo che permettesse a medici, infermieri o loro rappresentanti, di promuovere suggerimenti o proposte che avrebbero potuto contribuire al miglioramento del tanto auspicato contenimento della diffusione del contagio da coronavirus”.
Prove documentali a supporto delle segnalazioni.
Le innumerevoli denunce sarebbero, a detta dei firmatari del documento di denuncia – da prove documentali.
“Auspichiamo si possa procedere con estrema solerzia – spiegano le rappresentanze sindacali comparto sanità – ad un confronto che ci possa permettere di migliorare una organizzazione che risulta essere priva di idonei percorsi univoci nella gestione dei pazienti sospetti o affetti da covid-19, e nello stesso tempo garantire la salute e la salvaguardia dei lavoratori”.
La lunga lista di critiche della gestione coronavirus annovera anche le unità operative ancora attive in ospedale, dove “vengono forniti quantitativi insufficienti (già da qualche settimana non vengono fornite nemmeno le mascherine chirurgiche o i banali disinfettanti per l’igiene delle mani)” causando “stress psico-fisico al personale che rischia di diventare inconsapevole untore mettendo a repentaglio la salute e la vita di se stessi, dei propri cari e dei pazienti che sono costretti ad assistere”.
Le accuse al percorso covid-19 individuato dal management dell’Asp di Caltanissetta.
“Un altro grosso problema che si sta riscontrando, dipende dall’individuazione dei locali e del percosso individuato dal management aziendale, nel tentativo di contenere la diffusione dell’epidemia – evidenziano le rappresentanze sindacali comparto sanità -. La scelta ritenuta poco idonea, per l’allocazione e mancanza di requisiti (stanza piccola, mancanza di servizi igienici), indispensabili a garantire la corretta igiene del personale e dei pazienti. I locali si trovano in una sorta di snodo inevitabile per chi deve raggiungere gli ascensori e chi, come i dipendenti, garantisce assistenza tra Pronto soccorso, laboratorio analisi, radiologia e cucina. I locali angusti hanno costretto la direzione strategica a collocare – concludono -, nel piazzale antistante l’ingresso, un piccolo gabbiotto che permette agli operatori di effettuate la vestizione e svestizione dopo l’intervento effettuato su paziente sospetto o affetto da covid-19. Locali privi di servizi igienici”.