Gela. Si è rischiata una tragedia all’interno dell’unità operativa di Radioterapia “Crocifisso Moscato” di piazza Trieste. Una bombola dell’ossigeno ha colpito un infermiere (C. M. le sue iniziali).
L’operatore era in compagnia di un medico. Insieme a loro c’era una paziente che avevano trasferito dall’ospedale alla Radioterapia, appunto, per sottoporlo all’esame radiologico della tac. Quella in dotazione al presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” è guasta dal 22 novembre scorso. Per l’infermiere si è rivelato indispensabile sottoporsi alle cure sanitarie del Pronto soccorso. Da ieri è in malattia e a seguito dell’infortunio si è già sottoposto a mirati esami medici. A seguito della pressione della bombola e la successiva esplosione è stato sottoposto alla visita oculistica e in Otorino. Il direttore sanitario del presidio, Luciano Fiorella, ha fatto chiarezza. “Non c’è stata un’esplosione – ha detto – si è staccato improvvisamente l’erogatore dell’ossigeno che avrebbe colpito il nostro operatore”.
I sanitari hanno voluto confermare che l’infermiere non avesse riportato gravi conseguenze nell’episodio che comunque ha, involontariamente, accesso i riflettori sul guasto alla tac in dotazione al reparto di Radiologia del presidio ospedaliero Vittorio Emanuele. A seguito dell’ennesimo problema di natura tecnica, tutte le emergenze vengono trasferite presso la Radioterapia del lungomare o all’ospedale Basarocco di Niscemi, nei casi di esami che richiedono la necessità d’iniettare il liquido di contrasto. Nel corso della recente visita in città, Daniela Faraoni, direttore amministrativo dell’Asp cl2, era intervenuta sulle manutenzioni delle apparecchiature in dotazione all’ospedale assicurando celerità nell’esecuzione degli interventi. La tac però è guasta ormai da tredici giorni.