Gela. Le dosi, anche di cocaina, lasciate sul davanzale di un basso
di via Torquato Tasso, a Baracche.
I pusher di via Torquato Tasso. Lo spaccio sarebbe avvenuto alla luce del sole, con clienti che venivano e andavano. Sono solo alcuni dei particolari raccontati in aula dai poliziotti che si occuparono dell’inchiesta “Baracche”, partita proprio per bloccare il giro di spaccio organizzato tra le strade dell’omonimo quartiere. Circa trecento episodi di cessione di droga vennero ricostruiti dagli investigatori. “Si sentivano padroni del quartiere – ha detto uno dei poliziotti rispondendo alle domande del pm Pamela Cellura e dei difensori degli imputati – spesso, i pusher facevano i turni e la droga era sempre a disposizione. Le dosi da vendere venivano nascoste, già confezionate, anche lungo i tubi di scarico di alcune abitazione della zona”. A processo, ci sono Marco Scilio, Liborio Scudera, Ivan Di Bella, Salvatore Fava, Crocifisso Sbirziola e Sebastiano Monte. I poliziotti e i magistrati della procura hanno ricostruito quanto accadeva tra le vie del quartiere Baracche con appostamenti, riprese video e intercettazioni. I difensori, però, hanno ribattuto alle dichiarazioni dei poliziotti, ritenendo comunque che quella disponibilità di droga fosse da legare solo all’uso personale. Non pusher organizzati, ma solo frequentatori di quella zona che assumevano droga. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Francesco Enia, Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Nicoletta Cauchi e Raffaela Nastasi.