Gela. Le pitture denuncia del ritrovato ambientalista Giovanni Cappello saranno esposte da sabato nei locali comunali di Palazzo Ducale. Sono 60 le opere dell’artista gelese, che ha conseguito la maturità di Arte applicata presso l’istituto d’arte di Comiso, promosse dal promotore culturale Croci Attardi affiancato da Martina Rinzivillo. Il taglio del nastro della antologia pittorica di Giovanni Cappello è fissato alle 18 di sabato (15 dicembre c.m.) mentre sarà possibile visitare la mostra dalle 17 alle 22 fino al 23 dicembre.
Sabato è previsto l’incontro con l’artista che dialogherà con i professionisti Maria Grazia Spinello, Biagio Pardo e Francesco Salinitro.
Cappello, ex tuta blu per l’indotto del colosso energetico Eni, con la sua arte vuole denunciare gli effetti negativi provocati dall’azione incontrollata attività industriale sulla natura da oltre mezzo secolo. “Ho visto nascere molti impianti del petrolchimico – spiega Giovanni Cappello – finiti poi sotto i riflettori della cronaca giudiziaria per gli effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente. Questi aspetti mi hanno indotto a imprimere alle mie opere anche un aspetto di denuncia”. Secondo Croci Attardi, “Cappello è un artista sensibile e delicato, fedelissimo al suo stile inconfondibile, dagli scenari moderni e ribelli”.
Dal 15 al 23 dicembre è possibile immergersi nel percorso artistico composto dai 60 dipinti, smaltino su cartoncino o multistrato (30×50; 70×100), composto dalle opere firmate da Cappello.
E questa me la chiamano arte………
Che nessuno faccia passare il messaggio che le attività industriali a gela non abbiano inquinato, come in tutti i territori ricchi e industrializzati, la differenza, che Gela povera, ha detto NO all’industrializzazione nel momento storico in cui inquinava meno, per effetto delle leggi che regolamentano gli aspetti ambientali.
Dopo aver “lavorato” indossando le tute Blu, dando con quel lavoro un futuro ai propri figli, ora fuoriusciti denunciano.
Loro stessi complici di un sistema che vede carnefici tutti coloro che sapevano e col loro silenzio non hanno fatto nulla per salvare la città, ora tutti sul carro “IO SAPEVO”.
Ci bastavano i raschia pignati (come li ha definiti Saru) ora pure gli artisti di strada e amici che con rabbia per non essere potuti entrare nel ciclo produttivi industriale gridano ….. (a iatta che un arriva a simenta dice che rancita).