Gela. A fine settembre, toccherà al pm esaminare il consulente che ha valutato i numeri del patrimonio dell’allevatore Maurizio Trubia. Sul finire dello scorso anno, è stato destinatario di una proposta di sequestro, per un ammontare complessivo di mezzo milione di euro. Al centro degli accertamenti investigativi ci sono terreni, abitazioni, conti correnti e il suo gregge. Secondo gli investigatori, sarebbero tutti beni riconducibili a patrimoni illeciti, acquisiti per via della sua vicinanza al gruppo di Cosa nostra. Dopo la morte di Daniele Emmanuello, Trubia venne ritenuto il nuovo reggente della famiglia locale. La difesa, sostenuta dall’avvocato Nicoletta Cauchi, ha presentato le conclusioni elaborate dal consulente, che escludono fonti illecite dei beni. Sarebbero tutti da collegare all’attività lavorativa dell’allevatore. Il professionista incaricato dalla difesa lo ha ribadito davanti ai giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta. Lo stesso consulente ha risposto alle domande del legale. Il pubblico ministero, però, ha chiesto un termine per valutare l’elaborato tecnico e porre a sua volta dei quesiti.
Secondo la difesa, la proposta di sequestro dei beni va respinta. Intanto, ne è stata disposta una proroga di almeno altri sei mesi. Nelle proprietà di Trubia, spesso al centro di diverse accuse anche per il danneggiamento di terreni rurali, intervennero i poliziotti per eseguire i provvedimenti di sequestro.