Gela. Sarà un perito a valutare l’effettiva congruenza tra i beni riconducibili all’ambulante Rosario Consiglio e i suoi personali introiti.
Il sequetro eseguito in estate. I giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta hanno detto sì alle richieste formulate dal legale di fiducia dell’uomo, l’avvocato Salvo Macrì. In estate, un provvedimento di sequestro venne eseguito proprio sui beni intestati a Consiglio e ai suoi familiari. L’ambulante viene considerato dagli inquirenti molto vicino al gruppo Alferi, capeggiato dal boss Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. La difesa, però, ha impugnato il provvedimento di sequestro dell’appartamento di via Monfalcone, a Baracche, e della proprietà terriera di Settefarine. Il sequestro si estese a conti corrente, carte postepay e buoni fruttiferi per un valore di circa mezzo milione di euro.
Sì a venti testimoni. Davanti alle richieste del difensore, i giudici hanno dato via libera anche all’esame di venti testimoni indicati proprio dall’avvocato Salvo Macrì. Uno di questi, il suocero dell’ambulante, è stato subito sentito in aula. Il testimone ha confermato come in più occasioni abbia contribuito alle spese sostenute dalla famiglia di Consiglio, anche sul versante del pagamento del mutuo per l’acquisto dell’abitazione. Stando ala difesa, infatti, i beni finiti sotto sequestro sarebbero solo il frutto della lunga attività lavorativa svolta da Rosario Consiglio. Non sarebbero stati ottenuti, invece, per il tramite di proventi illeciti. Nuovi testimoni verranno sentiti alla prossima udienza fissata per il 20 gennaio.