Gela. Sospesa la fornitura idrica alle aziende agricole per carenza di acqua e scarsa manutenzione degli invasi. Sono a rischio le circa 600 aziende che insistono nella Piana di Gela, comprese quelle di Niscemi, Butera e Mazzarino, che insieme rappresentano il distretto produttivo della filiera del carciofo più importante della Regione attestandosi al 48 percento dell’intera produzione regionale (dato rilevato da Giovanni Mauromicale, docente dell’università di Catania). “La produzione agricola rischia di essere seriamente compromessa – ammette Vincenzo Caruso, direttore del consorzio di bonifica 5 – La raccolta dei carciofi inizia a novembre e le produzioni sono nel bel mezzo del ciclo produttivo. Proprio adesso ci vuole maggiore acqua. Per assicurare la disponibilità idrica alle aziende non possiamo fare altro che aspettare che piova e programmare una azione di risposta all’emergenza”. Ad aggravare la situazione del consorzio locale è la conferma del tagli annunciati dalla Regione. “Hanno diminuito i contributi – aggiunge Caruso – lasciandoci invasi che possiamo utilizzare al 20 percento delle loro potenzialità. Siamo fiduciosi nell’azione concertata con l’amministrazione comunale capeggiata da sindaco Domenico Messinese per puntare su fonti alternative con l’impiego dell’invaso Ragoleto, il riutilizzo per usi irrigui delle acque reflue e l’interconnessione tra le dighe Comunelli e Disueri. Sono questi gli interventi più incisivi per sostenere il comparto agricolo di questo territorio e le produzioni di qualità”. Per correre ai ripari i vertici del Consorzio di bonifica 5, Vincenzo Caruso (direttore) e Gaetano Petralia (dirigente dell’area agraria), hanno inviato all’assessorato regionale Ambiente e territorio un avviso di “sospensione delle prenotazione irrigua” e del blocco dell’erogazione alle aziende che insistono nei comprensori irrigui serviti dagli invasi Disueri, Cimia e Biviere. “A causa della prolungata carenza di precipitazioni meteoriche – scrivono Caruso e Petralia – i gestori delle dighe Disueri, Cimia e lago Biviere hanno preannunciato il raggiungimento dei limiti dell’incvaso oltre ai quali non potrà più essere consentito il prelievo per l’irrigazione”. Una decisione che pesa sulla coltura dei carciofeti che garantisce un fatturato di circa 83 milioni di euro.