Gela. Il furto di scooter, che venivano restituiti solo dietro pagamenti in denaro, ma anche una rapina per i biglietti di un concerto. Per il pm Federica Scuderi sono da confermare le accuse mosse ai giovani, coinvolti nell’inchiesta “Cavallo di ritorno”. Il magistrato, nel corso della sua requisitoria, ha parlato di “violenza” usata per sottrarre i biglietti di un concerto ad un loro coetaneo e gli stessi metodi sarebbero stati usati, quando venne preso di mira un altro giovane. Lo avrebbero seguito in sella ad un motorino e, nel cuore del quartiere Caposoprano, iniziarono a lanciare pietre in direzione della sua auto, danneggiando anche il parabrezza della vettura, pur di farlo uscire dall’abitacolo. Le richieste più pesanti sono state formulate nei confronti di Pasquale Trubia (sei anni e tre mesi di reclusione) e Salvatore Lignite (quattro anni e sei mesi di detenzione). Avrebbero partecipato al pestaggio per i biglietti. Due anni di reclusione sono stati chiesti invece per Armando Emanuele Ferrigno. Un anno e sei mesi ad Alessandro Avenia e un anno e quattro mesi per Armando Ferrigno. Gli investigatori hanno ricostruito presunti accordi tra gli imputati per tentare di sviare i controlli sui mezzi rubati. Le difese, però, hanno cercato di ridimensionare i fatti, mettendo in discussione l’interpretazione del contenuto delle intercettazioni che incastrerebbero i giovani. Una linea portata avanti dagli avvocati Flavio Sinatra, Salvo Macrì, Nicoletta Cauchi, Maria Elena Ventura, Carmelo Tuccio e Francesco Cottone.
Prima delle richieste del pm, formulate davanti a collegio penale presieduto dal giudice Miriam D’Amore, Salvatore Lignite ha reso dichiarazioni spontanee, respingendo gli addebiti. La decisione dovrebbe arrivare al termine della prossima udienza.