“Seggio a Iv uno scippo”, Cafà: “Se PeR agirà non mi opporrò, non siamo in certe consorterie”

 
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Donegani, Cafà e Liardo

Gela. Una suddivisione dei seggi che danneggia “la democrazia e lo stato di diritto”. L’avvocato Paolo Cafà, primo tra i suffragati nella lista del laboratorio politico “PeR”, insieme al gruppo ha preso atto che la commissione non assegnerà lo scranno in municipio alla lista, attribuendolo invece ai renziani di Italia Viva che eleggono Alberto Zappietro. Ieri, il fondatore di “PeR” Miguel Donegani non ha escluso l’eventualità di un ricorso giudiziario. Cafà, sul proprio profilo facebook, ha spiegato che non intende procedere con l’azione ma non si opporrà se il laboratorio decidesse di adire le vie legali. E’ certo però che si sia trattato di “uno scippo”. Nel suo post si rivolge proprio ai riferimenti di Italia Viva. Ieri, il coordinatore cittadino Rochelio Pizzardi era stato netto, escludendo soluzioni che portassero ad un seggio non assegnato al suo partito. “Personalmente non intendo presentare alcun ricorso sul seggio scippato a “PeR”. Non mi piace perdere tempo con Italia Viva, in verità più morta che viva – scrive Cafà – non credo alla giustizia, seppur io svolga la professione forense da tantissimo tempo. Se vorrà ricorrere il mio gruppo politico sarà libero di farlo ed ovviamente io non mi opporrò. Sul seggio assegnatovi in luogo di “PeR” ne pagano le spese indubbiamente la democrazia e lo stato di diritto. La vostra lista ha superato a malapena lo sbarramento con poco più di 1.700 voti a fronte di oltre 2.000 della mia, scippando il seggio per una serie di concause, non esclusa l’inadeguatezza nell’interpretare e applicare le norme di legge dell’ufficio che era preposto a farlo”, si legge nel post. Cafà sembra anche adombrare qualche sospetto, rivolgendosi sempre ai referenti renziani.

“Non mi sfugge la vostra chiosa persino sulla richiesta di accesso agli atti dell’ufficio elettorale, prima ancora che la richiesta fosse protocollata e formalizzata via pec, dimostrando o poteri telepatici ovvero di poter appartenere a certe consorterie che sanno le cose prima ancora che le cose si sappiano. Comunque, lo scippo è servito, rimane solo sapere se è frutto di una bislacca interpretazione della legge. Approfondiremo via via!”, conclude.

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