Gela. E’ stata ridotta la condanna che in primo grado il gup del tribunale di Gela aveva imposto ad Andrea Nicosia. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno disposto una pena di cinque anni e quattro mesi a fronte dei setti anni e quattro mesi, decisi invece al termine del giudizio abbreviato. L’imputato è accusato di omicidio stradale plurimo dopo quanto accaduto su un tratto della 626 Gela-Caltanissetta. Morirono il sedicenne Angelo Scalzo, che viaggiava all’interno della vettura condotta dall’imputato, e l’ambulante riesino Giuseppe Danese, che invece era alla guida della sua automobile e stava facendo rientro proprio a Riesi. Venne coinvolto anche un mezzo pesante. L’impatto tra l’auto di Nicosia e quella di Danese fu fatale per l’ambulante e per il sedicenne. Scalzo e altre due giovani stavano rientrando in città, dopo che a Caltanissetta si erano tenute le prove necessarie per l’ottenimento del patentino di guida. Nicosia li accompagnava in sostituzione del padre, istruttore e titolare della scuola guida. In appello, su richiesta della difesa, è stata autorizzata una nuova perizia tecnica. La relazione ha comunque confermato che l’imputato avrebbe dovuto tenere una condotta di guida diversa, viste le condizioni del manto stradale, reso viscido dalla pioggia. Il perito, sulla base dei nuovi rilievi effettuati nel luogo dello schianto, ha accertato una lesione del manto, anche se non sono emerse certezze sul fatto che fosse già presente quando si verificò l’incidente mortale. Nella perizia ha indicato i rilievi sul tachimetro dell’automobile di Nicosia che riportava una velocità nei limiti. L’esperto, sentito in aula, ha escluso eventuali responsabilità di Danese o del conducente del mezzo pesante. I consulenti della difesa avevano già posto l’attenzione su un giunto indicato come lesionato, nel tratto di strada del sinistro (ci sarebbe stato un effetto aquaplaning). Una linea che i legali dell’imputato, gli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, hanno confermato nel corso del procedimento d’appello.
Sulle responsabilità dell’imputato, accusato inoltre di lesioni gravissime, ha continuato ad insistere la parte civile, con il legale Rita Parla (per conto di Giesse Risarcimento Danni). La procura generale ha concluso per la conferma della condanna di primo grado. Si sono costituiti i familiari del sedicenne Scalzo e di Danese. Già il gup gli aveva riconosciuto il diritto al risarcimento. Entrambe le famiglie hanno seguito la fase delle indagini e il doppio giudizio, conclusosi oggi. Le motivazioni verranno successivamente depositate. La morte di Angelo Scalzo, ancora neanche maggiorenne, portò proprio i familiari ad avviare una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza sulle strade, in sua memoria.