Gela. E’ arrivato a giudizio, ma a causa delle restrizioni per l’emergenza Coronavirus si aprirà il prossimo dicembre il dibattimento nei confronti del tassista gelese Antonio Guaia, accusato di omicidio stradale. Secondo i pm della procura di Catania, avrebbe causato la carambola mortale costata la vita ad un altro gelese, il cinquantaduenne Orazio Cosenza. Tre anni fa, era alla guida della sua Audi A6, in direzione del capoluogo etneo, quando si verificò l’incidente che coinvolse anche mezzi pesanti. Cosenza era invece a bordo di una Fiat Punto, condotta dalla moglie, e stava facendo ritorno in città. Il tassista era partito da Gela, per raggiungere Catania. Il gravissimo schianto generò il ferimento anche di un cittadino statunitense, alla guida di una Hyundai. L’impatto avvenne in territorio di Belpasso, nei pressi della base militare di Sigonella. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Catania, lo scorso anno, ha disposto il rinvio a giudizio. I magistrati sono certi che fu l’imputato, dopo un sorpasso azzardato, a causare la carambola fatale.
L’auto di Cosenza e della moglie andò ad impattare contro un tir. Per il cinquantaduenne non ci fu nulla da fare. Morì per le profonde ferite riportate. I familiari della vittima sono costituiti parti civili, con l’avvocato Dionisio Nastasi. La difesa di Guaia, sostenuta dall’avvocato Francesso Antille, contesta invece le accuse e già in udienza preliminare ha messo in discussione la ricostruzione condotta dalla procura.