Gela. “Nel quadrimestre intercorso dall’ultima assemblea si è dovuto registrare un ulteriore deterioramento delle relazioni sindacali”. A sostenerlo sono i lavoratori del Safety Competence Center che negli scorsi giorni si sono riuniti per fare una valutazione complessiva dell’organizzazione del lavoro e delle vicende legate all’inquadramento. Si tratta dei lavoratori aderenti alla Filctem-Cgil. Il comitato degli iscritti, attraverso Nicola Di Caro, parla di “avvio della stagione della disintermediazione sindacale in Eni”. Secondo il comitato che raggruppa i lavoratori del Safety Competence Center “l’azienda contravvenendo alle più elementari regole sulla corretta tenuta delle relazioni industriali, a valle delle intese siglate con le rappresentanze sindacali unitarie, ha indetto una riunione da remoto con partecipazione obbligatoria di tutti i dipendenti per illustrare, senza alcun contraddittorio, il regolamento del sistema premiante per le risorse che ricoprono incarichi di legge nei cantieri”. Così il premio sicurezza che avrebbe dovuto interessare i 147 dipendenti e non solo quelli che ricoprono incarichi di legge è stato compresso solo per 40 risorse in base al regolamento che è stato esposto. Il comitato dei dipendenti aderenti alla Filctem parla di beffa perpetrata ai danni di 107 lavoratori “che si vedranno negato un riconoscimento economico che era stato di fatto concordato”. Ribadiscono che il sistema premiante proposto, anche nella sua porzione più consistente da 1500 euro annui lordi, comunque riservata a soli cinque dipendenti, non realizza, specie con gli attuali elevati tassi di inflazione, l’obiettivo della giusta remunerazione dei profili di competenza e professionalità”.
Gli operatori ancora fanno richiamo al nuovo accordo di fermata ritenendo che sia stato applicato in maniera discrezionale e restrittiva “a danno dei lavoratori e in numerosi casi non è stato retribuito con la dovuta puntualità il lavoro straordinario prestato, adducendo non meglio precisate e comunque troppo prolungate difficoltà tecniche”. “Per di più, il riferimento alla nuova flessibilità dell’orario di lavoro, la sua superficiale ed approsimativa implementazione ha prodotto innumerevoli trattenute sulla retribuzione dei lavoratori”. Il comitato contesta ancora un ricorso “anomalo e pretestuoso” alla formula della nomina per cantieri in regime semplificato che viene visto come un sistema privo di riscontro alla normativa di riferimento, finalizzato solo “a garantire ingiustificate tutele alle aziende committenti”. I dipendenti del Scc considerano infine “incomprensibile” il mancato collocamento degli operatori nel sito locale dopo anni di servizio in altri impianti. “Dopo decenni in cui Eni ha propinato lezioni sulla necessità del contenimento dei costi – si legge in una nota – Scc produce una diseconomia generata dagli oneri sostenuti per il finanziamento delle spese per il proprio personale in trasferta, mentre paradossalmente fa un ricorso abnorme, in tutte le aziende Eni del polo locale, alla collaborazione delle società contrattiste terze”. Secondo i lavoratori e il sindacato è anche necessario, nell’ottica dell’aumento delle commesse dalla consociata Eni Plenitude, procedere al reintegro degli organici “allineandoli alle previsioni di quanto sottoscritto al Mise sulla base del protocollo del 2014”. Non condividono la scelta aziendale finalizzata all’assunzione di operatori nei siti del nord Italia attingendo dalle ditte contrattiste e riconoscendo immediatamente massimi inquadramenti organizzativi “mentre ci si ostina pervicacemente a mantenere compressa la classificazione contrattuale dei tecnici Scc”. Tra gli altri aspetti, da tempo sindacato e lavoratori chiedono la collocazione di giovani tecnici gelesi.