Gela. Dalla creta del parco di Montelungo è emersa una scultura in pietra che ritrae uno scarabeo. Il reperto archeologico, riconducibile all’epoca Egizia, era utilizzato in ambito funerario.
La straordinaria scoperta, se confermata dagli studiosi, potrebbe consentire di ampliare la storia della città. Ridimensionando anche i 2700 anni della fondazione, la cui ricorrenza viene celebrata quest’anno. Lo scarabeo in pietra è stato trovato da due persone (G. B. di 46 anni e R. T. di 44 anni), che si erano recate nel parco di Montelungo in cerca di asparagi. Gli stessi non hanno esitato a denunciare il rinvenimento, rivolgendosi prima al sindaco Angelo Fasulo e, successivamente, consegnandolo ai carabinieri del locale reparto territoriale. La piccola scultura a forma di scarabeo, di probabile natura egizia, si presenta quasi integra. Ha una lunghezza di 7 centimetri per 3,5 centimetri di altezza e 5 di larghezza. Nella parte inferiore presenta delle iscrizioni, probabilmente risalenti all’era egizia. “E’ emersa da una scarpata – spiegano le due persone che l’hanno trovata – a circa dieci metri dal mare. Probabilmente è stato il corso dell’acqua, nel tempo, a fare tutto da solo. Dalla terra abbiamo notato la parte inferiore, quella caratterizzata da strane scritture. Sembrava una pietra. Una volta recuperato lo scarabeo, abbiamo pensato potesse trattarsi ad un rinvenimento importante. Senza esitare ci siamo rivolti al primo cittadino e subito dopo ai carabinieri. Adesso, saranno gli studiosi a fare chiarezza”. Da alcuni giorni lo scarabeo è custodito nel museo archeologico, oggetto di continui studi. Si aspetterebbe anche l’arrivo in città di un egittologo proveniente da Torino. Non trapelano indiscrezioni sulla natura del reperto. Non viene tralasciata nessuna ipotesi, nemmeno che possa trattarsi di un falso o addirittura di imitazione. Di certo lo scarabeo è riuscito ad attirare le attenzioni e curiosità dei ricercatori archeologici che da qualche settimana si sono imbattuti in ricerche per trovare riscontri storici. La Soprintendenza, diretta da Salvatore Gueli, non è rimasta con le mani in mano. Se l’oggetto dovesse essere giudicato vero, aprirebbe nuovi scenari sulla conoscenza storica della città. I due cittadini che lo hanno trovato riceverebbero dalla Soprintendenza anche un compenso pari al 25 per cento del valore attribuito al misterioso scarabeo.