Gela. “Non crediamo alle bugie dell’Asp”. Allo stesso tempo, i componenti del comitato “Sos Vittorio Emanuele” non condividono neanche la linea di una politica fin troppo silente sul tema del depotenziamento del sistema sanitario cittadino. I coordinatori del comitato, Luciana Carfì e Filippo Franzone, tornano a fare l’elenco dei tagli e dei disservizi. “Rimaniamo senza parole davanti a questa nonchalance e all’arroganza con la quale chi dovrebbe rafforzare i servizi ospedalieri, nella realtà li depotenzia. Psichiatria chiusa, con promesse di riapertura e di assunzioni ma resta chiusa. Neurologia chiusa, mancano i medici e la volontà di riaprirla. Per Chirurgia si è fatto in modo di far scappare” il dottor Tirrò, sostituendolo con nessuno. Il pronto soccorso sembra un campo di battaglia, senza medici, con file estenuanti, attese eterne in una astanteria promiscua, scene che si vedono appunto negli ospedali in zone di guerra, ma ecco la promessa, “nuovo pronto soccorso a breve”, peccato che sono svariati mesi che ce lo dicono. Il pronto soccorso infettivologico promesso da anni, a breve anche quello, almeno nelle eterne promesse. Terapia intensiva, oramai siamo al ridicolo, finita la pandemia e ancora si attende il miracolo. Tutti gli altri reparti con gravi carenze, ma rassicurati dalle promesse che a breve verranno risolti tutti i problemi. Poi ci sono le eccellenze, quei reparti che dovrebbero essere l’eccellenza per l’intera ASP e invece si tende farli morire. La Breast Unit, sempre con problemi vari. L’Utin, mai partita, in attesa di promesse fatte nel 2009 e rinnovate anno dopo anno. Genetica Medica, Microbiologia e Virologia, Anatomia e Istologia Patologica, tre reparti previsti da anni ma nessuno, proprio nessuno, ne parla”, spiegano Carfì e Franzone.
Da Palazzo di Città e fino alla Regione, non ci sono esenti da responsabilità. “Siamo stanchi delle solite scuse e bugie e del continuo “non vuole venire nessuno”. Non è vero, e siamo in grado di mostrarlo. Ma Asp e Regione possono umiliare Gela e i cittadini perché rappresentati, anzi non rappresentati, da chi ha il dovere di protestare e reagire in difesa dei servizi sanitari ospedalieri in città? Una politica silente dinanzi alla mortificazione che subisce la città nel vedersi scippata di un’importante, anzi vitale, struttura, a volte complice dei carnefici che non hanno né rimorsi né vergogna per quello che fanno. A questi signori, anzitutto al sindaco, massima autorità e responsabile della salute pubblica che cerca sempre di difendere e ringraziare coloro i quali sono carnefici dell’ospedale, con un atteggiamento che sembra il nonno che tenta di confortare il nipote che si deve rassegnare. Ma non solo. Consiglio comunale, deputati regionali, nazionali e senatori di questo territorio, rinnoviamo il nostro appello, non è la nostra impressione che l’ospedale funzioni meno del 50 per cento, è il sentore di tutti i cittadini, che giornalmente, sulla loro pelle, scoprono le carenze del Vittorio Emanuele. È arrivato il momento di smetterla con le recite e le disattenzioni, siete nei rispettivi posti e ruoli per rappresentare al meglio i vostri elettori, e finora, elettori e cittadini, abbiamo assistito solo ad uno squallido teatrino. Non crediamo alle bugie dell’Asp, che sostiene che i medici a Gela non vogliono venire, perché abbiamo scoperto che è solo una squallida scusa. Non tolleriamo questa situazione, che mina alla credibilità delle istituzioni e alla salute dei cittadini. Questa città, che ha già subito tragedie sanitarie, non merita tutto questo. Siamo pronti a ritornare a protestare per una sanità equa”, concludono Carfì e Franzone.