Gela. In questo 8 marzo, il presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito ha voluto rendere pubblica una sua riflessione sull’attuale ruolo femminile, ad iniziare dalle istituzioni locali. “Ogni 8 marzo, da che ho memoria, le comunità, le donne stesse, le istituzioni, la società civile, si riuniscono per ricordare il ruolo della donna, l’anno in cui le è stato consentito di votare, quale esercizio di scelta democratica; l’anno nel quale le è stato riconosciuto un diritto o più diritti, quale quello della legge sul divorzio del 1970, quindi il diritto di lasciare il proprio marito; l’anno o la legge che riconosce qualcosa alla donna. Ogni 8 marzo, come in fondo ogni volta di qualsiasi altro giorno dell’anno in cui il tema è la donna, io faccio, con me stesso, la stessa riflessione. Una riflessione che è più un’analisi di realtà direi – spiega – che faccio oggi nella mia veste di presidente del civico consesso, ma che faccio quale uomo soprattutto e padre e marito e amico e fratello e cittadino. L’abbiamo detto tante volte e i media ce lo ricordano ogni 8 marzo, ma io voglio dirlo qui, nella casa dei gelesi che è il consiglio comunale, le donne hanno conquistato non un posto ma il loro posto, la loro personale isola di esistenza. Il posto che per diritto naturale dovuto alla loro innata brillantezza era già loro da prima che gli venisse riconosciuto qualsiasi diritto perché loro è il più innato dei diritti, essere”.
“Il che presuppone, lo dico con convinzione, che non hanno più bisogno che venga loro riconosciuta una forma di preparazione, capacità organizzativa, capacità lavorativa, capacità di esistere, che è loro per diritto naturale. Non hanno più bisogno che venga loro concesso qualcosa perché tutto sono state in grado di prendersi e non perchè gli è toccata in sorte o perché fosse semplicemente “il loro turno”, ma perché nel tempo e certamente con fatica – aggiunge – hanno lasciato che le loro innegabili capacità fossero superiori al pericoloso e figlio di un tempo buio, pregiudizio per il quale, se eri una donna, allora era un uomo che doveva concederti uno spazio, un’opportunità, qualcosa. A ripensarci adesso, a quello stupido e pericoloso pregiudizio figlio di quel tempo, vien da fare i conti con la realtà e la realtà, oggi, e menomale direi, è che tutto è vostro perché tutto vi appartiene, perché tutto vi siete guadagnate e perché era già vostro allora. Oggi, allora, non sia solo l’8 marzo, sia il giorno in cui, per fortuna, si comprenda che nulla più vi è dato in concessione ma tutto, invece, è vostro”.