Romano morto mentre lavorava, consulenti in aula: “Validazione piano sicurezza sei ore prima incidente”

 
0

Gela. Una morte, quella dell’operaio trentenne Francesco Romano, che risale a sette anni fa. L’allora dipendente della Cosmi Sud venne travolto da uno dei tubi che si staccò dalla catasta collocata lungo un’area della radice pontile della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Per il giovane non ci fu alcuna possibilità di salvezza, data la dimensione del tubo. Intorno all’idoneità di quel cantiere ruota gran parte del dibattimento avviato, davanti al giudice Miriam D’Amore. A processo, ci sono manager Eni, ma anche i vertici della Cosmi Sud e delle aziende incaricate dei controlli sulla sicurezza. Tra le contestazioni, c’è l’omicidio colposo. Ne rispondono Bernardo Casa, Ignazio Vassallo, Fabrizio Zanerolli, Nicola Carrera, Fabrizio Lami, Mario Giandomenico, Angelo Pennisi, Marco Morelli, Alberto Bertini, Patrizio Agostini, Sandro Iengo, Guerino Valenti, Rocco Fisci, Salvatore Marotta, Serafino Tuccio e Vincenzo Cocchiara. In aula, è il turno dei consulenti di parte, che hanno valutato gli aspetti tecnici, dietro alla tragica fine di Romano. Uno degli esperti, chiamato a testimoniare dalle difese, ha ammesso che la validazione del piano operativo sicurezza per l’isola 6, dove si verificò la morte di Romano, avvenne solo nel primo pomeriggio dello stesso giorno dell’incidente. “Sei ore prima”, ha risposto ai legali e al pm Luigi Lo Valvo. Ha spiegato che non ci sarebbero state comunicazioni da parte dell’azienda per la quale lavorava Romano, almeno ai tecnici di Sgs, sulle eventuali movimentazioni della catasta di tubi. Non sarebbe stata indicata neanche la presenza di lavoratori, oltre l’orario di servizio.

Da quanto ricostruito, l’incidente mortale si verificò ben oltre la fascia di lavoro prevista, quando la luce del sole era già calata. Tutti aspetti che verranno valutati dal giudice. I legali di difesa, tra questi l’avvocato Giacomo Ventura, hanno replicato a diversi aspetti della ricostruzione fornita dal consulente di parte. L’ipotesi d’accusa, è che sull’isola 6 siano state effettuate operazioni non previste dai piani di sicurezza preposti, fino a determinare il distacco del tubo che travolse Romano. Una linea sostenuta dai legali di parte civile, che assistono i familiari della vittima. Gli avvocati Joseph Donegani, Salvo Macrì ed Emanuele Maganuco ritengono che quanto accaduto all’operaio sia stata diretta conseguenza di un’area di cantiere non idonea e di piani inadeguati. Una presunta catena di responsabilità che il giudice dovrà verificare, in attesa di pronunciare il verdetto. In aula, come fanno sempre, c’erano i familiari dell’operaio morto.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here