Gela. Davide Emmanuello rimane detenuto sotto regime di carcere duro, il cosiddetto 41 bis. Detenuto da oltre vent’anni. Nelle scorse settimane, i giudici della Corte di cassazione hanno respinto il suo ricorso. Il cinquantunenne viene ritenuto dagli inquirenti una delle pedine principali del clan Emmanuello, nonostante sia detenuto da oltre vent’anni. Davanti ai magistrati romani, è stato lo stesso Emmanuello ad impugnare l’ordinanza con la quale il tribunale di sorveglianza di Roma aveva già respinto la sua opposizione alla nuova proroga, per altri due anni, del regime del 41 bis. Un prolungamento voluto dai funzionari del Ministero della giustizia, davanti ad una serie di atti e relazioni che descriverebbero il cinquantunenne come attuale affiliato al clan. Nel ricorso presentato, però, Emmanuello sottolinea che le relazioni prese in esame non sarebbero mai state aggiornate, continuando a descriverlo, nonostante la lunga detenzione, come organico a cosa nostra e, di conseguenza, da sottoporre al regime del carcere duro. Contestazioni che non hanno trovato accoglimento da parte dei magistrati romani. In questo modo, viene confermato il provvedimento firmato dai funzionari del Ministero della giustizia, decisivo per prolungare il carcere duro nei confronti del cinquantunenne, fratello del boss Daniele ucciso a conclusione di un blitz nelle campagne ennesi che mise fine alla sua latitanza.