Gela. Un’inchiesta “lampo” che, in soli nove mesi dall’inizio delle attività di indagine, ha consentito di accertare per difetto lo scarico di almeno 450 tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi nelle aree rurali e nelle periferie a nord della città.
Sei le discariche abusive individuate e poste sotto sequestro, stessa misura disposta per almeno quindici mezzi pesanti, usati per trasportare i carichi, che venivano smaltiti nelle discariche a cielo aperto.
Quattordici gli indagati a vario titolo e un pluripregiudicato finito agli arresti domiciliari perché sorpreso a dar fuoco a dei cumuli di rifiuti.
Un’operazione importante, quella condotta dalla Procura di Gela, diretta da Fernando Asaro e portata avanti dal Sostituto Procuratore Gaetano Scuderi e dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Gela, che ha preso impulso anche dalle inchieste giornalistiche lanciate da “Trincee” negli ultimi due anni.
Tutte e sei le discariche individuate e sequestrate infatti erano state raccontate attraverso le immagini dei reportage del programma di approfondimento della nostra testata.
Un lavoro giornalistico sul campo durato oltre due anni, che è riuscito però a mappare i luoghi dello scempio e a creare un vero e proprio itinerario dello scarico illecito, strade e trazzere giornalmente battute da mezzi pesanti che andavano a scaricare rifiuti di ogni tipo nelle campagne gelesi.
A finire nel mirino di quello che prevedibilmente sarà solo un troncone di un’indagine che può individuare ancora diverse aree di questo tipo, è stata soprattutto l’area a Nord del perimetro cittadino. Un vasto territorio che attraversa longitudinalmente tutta la città e che è stato eletto dai criminali come zona franca per lo scarico di rifiuti.
Tra le aree individuate, vere e proprie discariche sono state sequestrate in via Beato Agostino Novello, via Tripisciano e in via Piermarini, tutte zone all’interno del perimetro cittadino che attraversano la città da est a ovest.
Una situazione vergognosa che, come abbiamo raccontato in “Trincee””, a giudicare dalla mole enorme di rifiuti, va avanti indisturbata da anni. In queste zone infatti la quantità di inerti è davvero impressionante. Lungo i campi che circondano tutta la strada sono centinaia i metri quadri ricoperti da rifiuti che sono considerati speciali e pericolosi, e che dovrebbero essere smaltiti correttamente: di certo non abbandonati all’aperto.
Una terra di nessuno che diventa territorio di conquista di tutte quelle aziende, spesso in nero, che trovandosi nell’impossibilità di scaricare nei luoghi preposti perché privi dei documenti necessari per smaltire gli scarti di lavorazione in maniera regolare approfittano di questi lembi di terra per liberarsi dei rifiuti, certi ormai di una certa aura di impunibilità che deriva dalla mancanza di controlli e quindi di sanzioni.
E tra le aree sequestrate c’è anche un posto insospettabile a pochi chilometri dall’uscita ovest del centro abitato. L’area a nord del Cimitero Farello, anche questa raccontata ampiamente dalla nostra inchiesta giornalistica.
Nella vasta area verde attorno al cimitero è possibile trovare ancora una volta amianto e rifiuti inerti residui della lavorazione edile, dal comune mattone forato ai servizi igienici, passando per sacchi di gesso e residui di cemento.
Un’intera area deturpata a pochi metri da un terreno coltivato ad ulivi, una discarica abusiva che sta lì da tempo senza che nessuno abbia mai fatto niente per rimuoverla o bonificarla.
Oggi finalmente qualcosa si muove, grazie al lavoro della Procura e dei Carabinieri del Noe che stanno facendo luce su di un sistema capillare, gestito quasi esclusivamente dai padroncini che si occupano di trasportare inerti e altri rifiuti di questo tipo, secondo gli investigatori senza licenze. Gli inquirenti non escludono danni all’ambiente, dovuti soprattutto agli incendi che venivano appiccati per liberarsi dei carichi. È stato calcolato un valore superiore ai due milioni di euro per le aree ora sotto sequestro e affidate al sindaco, che fungerà da custode giudiziale.