Rifiutano il trasferimento in Piemonte, si ferma il diretto Eni ma l'indotto no
Gela. Cinque dipendenti della Raffineria Eni trasferiti nel Torinese senza concertazione sindacale. Scoppia la protesta questa mattina al petrolchimico. A fermarsi sono i lavoratori del diretto, sost...

Gela. Cinque dipendenti della Raffineria Eni trasferiti nel Torinese senza concertazione sindacale. Scoppia la protesta questa mattina al petrolchimico.
A fermarsi sono i lavoratori del diretto, sostenuti dalle sigle sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Per tre operai che hanno rifiutato il trasferimento è scattata la disabilitazione del badge aziendale. Secondo i sindacati questa sarebbe l’ulteriore prova che l’Eni a Gela starebbe smobilitando.
Al loro fianco, i segretari provinciali di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl. “Così – spiegano Gaetano Catania, Francesco Emiliani, Maurizio Castania e Andrea Alario – si viola qualsiasi consuetudine. C’è una trattativa in corso e si trasferiscono lavoratori, senza neanche consentire il rientro di quelli già all’estero”. Non è da escludere che, nelle prossime ore, i sindacati nazionali possano incontrare i vertici della multinazionale. I lavoratori dell’indotto sono invece regolarmente entrati, a dimostrazione della mancata compattezza tra le maestranze. “Entriamo a testa alta – spiegano – a differenza di ciò che fanno quelli del diretto”.
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